Se parliamo di olfatto, gli animali si dividono in due macrocategorie: ci sono i cosiddetti macrosmatici, per i quali questo senso è fondamentale, e quelli microsmatici, per i quali invece l'olfatto non è importante quanto la vista o l'udito. La differenza tra le due categorie sta nella dimensione del bulbo olfattivo, dove si trovano i recettori nervosi che traducono gli odori in segnali per il cervello; cani e orsi, per fare due esempi, ce l'hanno particolarmente sviluppato, mentre noi umani e la maggior parte degli uccelli no. La maggior parte, ma non tutti...
Nuovo nome in lista. Sappiamo per esempio che gli avvoltoi fanno grande affidamento sul loro olfatto, e ora un nuovo studio pubblicato su Springer ci permette di aggiungere alla lista un uccello inaspettato: il colibrì.
Il bulbo olfattivo dei colibrì (357 specie diverse appartenenti alla famiglia Trochilidae) è, come d'altra parte il resto del loro corpo, di piccole dimensioni. Già in passato si era provato a capire se questi uccelli usassero anche l'olfatto nella ricerca del cibo (si nutrono di nettare succhiato direttamente dai fiori), ma tutti gli studi compiuti sull'argomento dimostravano che i colibrì non fanno preferenze in base all'odore: anzi, rispetto agli insetti che vengono attratti dai fiori più odorosi, questi minuscoli uccelli preferiscono quelli con un profumo più blando. Il team dell'Università della California (Davis) che ha condotto lo studio ha provato invece a verificare se i colibrì facciano caso a odori completamente diversi: quelli di certi insetti, che potrebbero far loro concorrenza sui fiori e anche causare loro dei danni.
Davanti a una scelta. Hanno quindi preso un centinaio di esemplari (lo studio non specifica a quale specie appartenessero) e li hanno messi di fronte a una scelta tra due mangiatoie: una contenente acqua e zucchero, una contenente acqua, zucchero e sostanze chimiche prodotte da formiche e api.
I risultati confermano che i colibrì sono sensibili almeno ad alcuni odori: gli uccelli hanno infatti ignorato la presenza di sostanze chimiche prodotte dalle api, e hanno invece notato quando oltre ad acqua e zucchero la mangiatoia conteneva tracce di acido formico e di altre molecole prodotte dalle formiche. Le api, infatti, non creano alcun problema ai colibrì, mentre le formiche possono causare irritazioni alle zampe e agli occhi, e provocare danni anche duraturi.
Ecco perché gli uccelli si sono tenuti alla larga dal mix di acqua, zucchero e "veleno di formica": è la dimostrazione che per loro l'olfatto è un senso importante, che permette di discriminare tra i fiori sicuri e quelli da evitare.
Lo stesso meccanismo potrebbe applicarsi anche ad altri uccelli, e questo studio potrebbe stimolare nuove ricerche sull'argomento, che potrebbero rivelarci che i volatili usano il naso più di quanto pensassimo.