Orsi torturati e uccisi per ricavarne... shampoo! Fortuna che l'ingrediente, la bile dell'orso, è fuorilegge quasi ovunque. Ma non in Cina.
Medicinali, vini, shampoo e bevande della tradizione asiatica (in particolare di Cina, Corea e Vietnam) contengono un ingrediente prelibato - per palato, pelle e salute degli asiatici: bile d'orso. Che viene estratta con un trattamento particolarmente crudele: il liquido viene estratto come da un rubinetto, attraverso un catetere permanente impiantato nell'intestino. La sofferenza è tale che molti animali impazziscono letteralmente dal dolore, che tentano di vincere sbattendo violentemente la testa contro le sbarre delle minuscole celle in cui vivono e persino artigliandosi o mordendosi fino a strapparsi gli intestini. I più fortunati muoiono, ma nella maggior parte dei casi vengono messi in condizione di non potersi fare del male: vengono loro limati i denti ed estratti gli artigli. Ai più testardi vengono amputate le zampe.
Le fattorie della bile nascono alla fine degli anni '70 ma vengono "scoperte" solamente nel 1993 grazie alle denuncie di Jill Robinson, coraggiosa signora inglese attiva per i diritti degli animali, che nel '95 riesce a liberare i primi esemplari e nel '98 fonda l'Animals Asia Fundation (AAF), creando oasi in Cina e Vietnam dove accogliere gli orsi salvati dalle fattorie.
«Nelle oasi abbiamo equipe di specialisti in vari campi», racconta a Focus.it Antonello Palla, della sezione italiana dell'AAF. «In genere, il primo intervento a cui vengono sottoposti gli animali è l'asportazione della cistifellea, perché irrimediabilmente compromessa. Poi ci sono le infezioni, le malattie, le mutilazioni... Abbiamo persino una equipe di psicologi per aiutare gli esemplari più instabili. Ma l'aspetto peggiore di queste pratiche disumane è che non c'è una vera necessità, neppure tenendo conto della "tradizione": ci sono infatti 54 opzioni alternative, erboristiche e di sintesi, che possono sostituire la bile nella produzione degli stessi prodotti.»