In un’ipotetica gara d’apnea fra vertebrati, il killifish (Austrofundulus limnaeus) ha sbaragliato i record di tartarughe e pesci rossi, capaci di restare in apnea “solo” per alcuni giorni. Bazzecole, in confronto a questo pesciolino d’acqua dolce che è in grado di sopravvivere senza ossigeno per più di 60 giorni.
Jason Podrabsky della Portland State University (Oregon) ha infatti provato a rinchiudere alcuni embrioni del pesce in provette sottovuoto: dopo 62 giorni, metà delle larve era sopravvissuta. L’eccezionale capacità di resistenza del pesce deriva, in realtà, da esigenze di adattamento: quando la siccità prosciuga i laghetti stagionali del Venezuela dove il killifish vive, le larve sopravvivono a lungo rimanendo sepolte nel fango, ma qui l’attività dei batteri esaurisce tutte le scorte d’ossigeno disponibili. Qual è allora il segreto di questo singolare primato d’apnea? I killifish sopravvissuti, durante l'esperimento, hanno accumulato acido lattico (un sottoprodotto dell’attività metabolica in assenza d’ossigeno) molto lentamente, cadendo in una sorta di letargo che ha permesso di rallentare notevolmente il loro metabolismo, in modo da non danneggiare l'organismo. Capire quale gene sia responsabile di questo rallentamento potrebbe aiutare a studiare il comportamento dei tessuti umani nelle situazioni in cui manca l’ossigeno, come, ad esempio, durante un attacco di cuore.