Animali

Chi comanda sta meglio. Anche tra le scimmie

Le posizioni più alte della scala gerarchica portano a un migliore stato di salute: avviene per i macachi... Vale anche per gli uomini?

Che le persone più “importanti” abbiano una salute migliore dei derelitti della scala sociale è noto, tanto che in molte nazioni la differenza della speranza di vita tra classi sociali si misura in anni. La stessa differenza che c'è in altre specie, vicine all’uomo, come le scimmie antropomorfe e altri primati. Si pensava però che ciò fosse dovuto allo stress, che è molto maggiore per coloro che stanno più in basso nella scala sociale.

Uno studio svolto presso lo Yerkes Primate Research Center, uno dei più importanti istituti di ricerca primatologica, ha invece accertato che è sufficiente guardare i propri vicini dal basso in alto, per stare peggio.

Tormentate. La ricerca, condotta da un nutrito gruppo di studiosi statunitensi e canadesi e pubblicata sulla rivista Science (abstract, in inglese), ha infatti accertato che la sola posizione sociale, anche al di là di ogni tipo di stress ambientale, modifica la composizione delle cellule del sistema immunitario e altre.

Dopo aver creato una serie di gruppi di femmine e lasciato stabilizzare le posizioni sociali, dalla dominante all’ultima delle subordinate, i ricercatori hanno mischiato le carte (cioè le scimmie), creando gruppi diversi, e fatto sì che si formassero gerarchie differenti.

Hanno quindi esaminato molti parametri legati al sangue e al Dna. Hanno scoperto che insieme alle sostanze correlate allo stress, come i glucocorticoidi, una bassa posizione aumenta le cellule legate alla risposta infiammatoria, quella che si scatena durante un attacco dei parassiti, che porta a maggiori rischi della salute. Lo stesso accade anche per i geni che si attivano in queste condizioni.

Pacche sulle spalle. Dal punto di vista del comportamento, non sono solo i tormenti di cui le “superiori” gratificano le inferiori che aumentano lo stress e la risposta immunitaria, ma anche e soprattutto la mancanza di una spalla su cui piangere e di amiche che consolano.

I ricercatori concludono che questi studi chiariscono anche molti aspetti del comportamento umano.

1 dicembre 2016 Marco Ferrari
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