I grandi predatori dell'Artide dipendono dal mare ghiacciato per cacciare le loro principali fonti di cibo, foche e trichechi. Il riscaldamento del pianeta, però, sta modificando l'habitat degli orsi polari, riducendo la quantità di ghiaccio che si forma di anno in anno e minacciando la sopravvivenza degli animali.
Ne vale la pena? Tuttavia, spostare gli orsi polari dall'altra parte del pianeta, in Antartide, comporterebbe più svantaggi che benefici. Da una parte, infatti, si teorizza che gli orsi potrebbero adattarsi al freddo estremo del Polo Sud, dove il ghiaccio si scioglie più lentamente e ci sarebbe cibo a sufficienza tra foche e pinguini; dall'altra, però, il loro impatto sull'ecosistema antartico potrebbe essere devastante.
In Antartide infatti non esistono predatori terrestri simili agli orsi, e l'evoluzione ha portato foche e pinguini a sentirsi al sicuro quando sono fuori dall'acqua. Così, se per esempio i pinguini, curiosi e docili, rappresentarono una facile fonte di cibo per i primi esploratori dell'Antartide, oggi le loro colonie potrebbero rappresentare dei comodi banchetti per gli orsi polari; l'attuale fauna rischierebbe quindi di scomparire.
Inoltre, le difficoltà di una simile iniziativa sarebbero anche politiche: l'Antartide è gestita in base a un accordo ratificato da 54 Paesi e l'introduzione degli orsi richiederebbe l'approvazione all'unanimità.