Nel giugno del 2019, le autorità locali degli Stati di Washington, Oregon, California e Alaska lanciarono un allarme: era in corso una morìa di balena grigia, con quasi 100 esemplari spiaggiatisi morti lungo la West Coast. Da allora il fenomeno si ripete con inquietante regolarità: negli ultimi quattro anni sono morte centinaia di balene grigie, e tornando indietro al 2016 si scopre che da allora il numero di esemplari di questa specie è sceso da 27.000 ai 14.500 di quest'anno. Le cause di questa strage finora erano rimaste un mistero, ma oggi uno studio pubblicato su Science le rivela. Indovinate un po'? C'entrano i cambiamenti climatici.
Troppo poco cibo. Nello specifico, c'entra lo scioglimento dei ghiacci artici, e il modo in cui stanno mandando in tilt l'intera rete trofica della balena grigia. La parte sommersa del ghiaccio marino, infatti, è il luogo di coltura perfetto per le alghe. Le quali a loro volta sono il cibo prediletto degli anfipodi, piccoli crostacei dei quali la balena grigia si nutre in grandi quantità: le energie le servono per compiere la sua migrazione annuale, che con i suoi circa 20.000 km è la più lunga in assoluto compiuta da un mammifero. Se hanno meno cibo per sostentarsi durante il viaggio, le balene grigie arrivano a destinazione indebolite, oppure muoiono durante il tragitto.
Sempre peggio? Il primo autore dello studio sostiene comunque che la situazione non sia ancora abbastanza grave da mettere la balena grigia a rischio di estinzione; quel che è certo è che la sua popolazione si sta riducendo sempre di più, e anche se dovesse sopravvivere a questa ondata di morti (che non è la prima registrata, ma è quella che sta durando più a lungo) ne uscirebbe comunque numericamente indebolita. Questo dando per scontato che la situazione generale non peggiori troppo rapidamente: più i ghiacci si sciolgono, peggio si mettono le cose per la balena grigia.