Se conoscete una persona che lavora con i maiali, provate a chiederle qual è la prima cosa che le viene in mente quando pensa a questi animali. Credeteci, non vi risponderà "l'odore", ma "il rumore". Tra gli animali da allevamento, i suini sono forse i più vocali: parlano in continuazione, non solo in situazioni di stress o eccitazione, ma anche quando è tutto tranquillo.
Ecco perché studiare le loro vocalizzazioni è più facile che per altri animali: la mole di dati a disposizione è enorme. E può venire utilizzata per valutare la loro salute e migliorarne il benessere: è quello che fa un nuovo algoritmo, sviluppato dall'Università di Copenaghen in collaborazione con altre cinque università europee, che registra e analizza i versi dei maiali per misurarne lo stato di salute fisica e mentale. Il sistema e i suoi utilizzi sono raccontati in uno studio pubblicato su Scientific Reports.
Grugniti di gioia e urla di dolore. Lo studio è stato condotto in Danimarca, il Paese europeo con il più alto numero di maiali pro capite; in totale gli allevamenti delle campagne danesi ospitano 31,2 milioni di maiali. Tra questi, 411 sono diventati soggetto della prima fase dello studio, nel corso della quale il gruppo di ricerca ha registrato 7.000 diverse vocalizzazioni catturate in diversi momenti della vita degli animali (compresi i peggiori, quelli che precedono il macello) e le ha classificate in 19 categorie.
I dati sono poi stati dati in pasto a un programma di machine learning, che ha imparato a riconoscere la natura dei differenti versi e a usarla come confronto di fronte a un nuovo grugnito. Non solo: l'algoritmo è in grado di riconoscere non solo se un verso esprime gioia, stress, preoccupazione o rabbia, ma anche il contesto nel quale è stato emesso.
Primo allarme. L'algoritmo si è dimostrato efficace nel riconoscere la valenza di un grugnito (positivo o negativo) nel 92% dei casi, e in grado di identificare correttamente il contesto nell'82% dei casi. Non siamo ancora alla perfezione, ma i risultati sono comunque incoraggianti – anche perché il sistema di per sé non è pensato per essere autosufficiente ma per collaborare con la persona o le persone che si occupano degli animali.
Nello studio che presenta il sistema, si legge che l'algoritmo di riconoscimento dei grugniti è "uno tra i tanti strumenti che si possono usare per monitorare la salute dei maiali": idealmente dovrebbe fungere da primo allarme e segnalare eventuali versi preoccupanti o che vale la pena investigare; sta però a noi umani agire di conseguenza.