Cane o gatto: a parità di affetto, chi vince in intelligenza? All'eterno dibattito si aggiunge, ora, uno studio in più: questa volta, sul numero effettivo di neuroni della corteccia, la struttura più estesa ed esterna del cervello, deputata alle funzioni cognitive più complesse.
Suzana Herculano-Houzel, psicologa e biologa della Vanderbilt University (Tennessee) ha messo a punto un metodo per quantificare il numero di neuroni corticali nel cervello di 8 specie di carnivori domestici e selvatici, cani e gatti inclusi. Ha così scoperto che Fido vince a mani - anzi, zampe - basse questa sfida con 530 milioni di neuroni nella corteccia, contro i 250 milioni dei gatti (per intenderci: un cervello umano vanta circa 16 miliardi di neuroni corticali).
Negli altri animali. Una differenza significativa, quella trovata, anche perché quando le analisi sono passate agli altri carnivori, il numero di cellule nervose della corteccia non è parso proporzionato alle dimensioni del cervello. Per esempio un cervello di golden retriever contiene molti più neuroni corticali di quello di un orso bruno, anche se quello di quest'ultimo è tre volte più grande.
Risparmio energetico. Nei grandi carnivori, il rapporto neuroni corticali-dimensioni del cervello è di fatto più basso: cacciare richiede molte energie, e i ritmi di approvvigionamento non sono mai certi. Il cervello richiede energia di continuo, e ne chiede in relazione al numero di neuroni che deve nutrire: ecco perché i ritmi della caccia e le risorse che essa dà limitano il numero totale di neuroni disponibili.
L'unica eccezione a questa regola è curiosamente rappresentata dal procione, che ha un cervello di dimensioni simili a quello del gatto, ma con un numero di neuroni paragonabile a quello dei cani.
L'intelligenza dei cani. Anche se tutti i padroni giurano sull’elevata intelligenza del loro quattrozampe, come specie il cane (Canis lupus) non può competere con scimpanzé, corvi, o delfini. Ma, a differenza di questi animali, ha una profondissima empatia con l’essere umano, tanto da riuscire a capire con anticipo quali siano le intenzioni del padrone.
La sua intelligenza ha a volte caratteristiche che sembrano quasi umane; per esempio è in grado di riconoscere facce dopo aver visto la loro immagine fissa, oppure a classificare in categorie differenti (paesaggi o cani) complesse fotografie a colori.
Anche tra i cani, però, c’è una “classifica” dell’intelligenza, fatta dallo psicologo Stanley Coren nel libro The Intelligence of Dogs del 1994.
Top ten. Affidandosi alle risposte degli addestratori di cani associati all’American e al Canadian Kennel Club, Coren ha stilato un elenco delle razze più intelligenti.
Sono risultati tra i primi alcuni cani da pastore, come il border collie o il pastore tedesco, oltre a cani da compagnia, come il barbone o l’épagneul nano. Non sorprendentemente, la classifica è stata contestata da appassionati di altre razze di cani.
L'intelligenza dei gatti. A differenza degli esperimenti fatti per testare i cani, quelli con i gatti hanno dato risultati contraddittori. D’altronde, come denuncia Stephen Budiansky nel libro Il carattere del gatto (Raffaello Cortina Editore), giudicare un predatore solitario come il gatto è piuttosto complesso: «Non ha senso considerarlo più stupido di un cane per il semplice fatto che i gatti non sono in grado di imparare a riportare un oggetto», dice Budiansky.
Un gatto però è pronto ad apprendere se gli si dà una ricompensa: più è immediata, meglio è. È stato dimostrato che sono ottimi giudici del tempo, e sono in grado di generalizzare la “discriminazione di oggetti”, per esempio uno bianco e uno nero. «La vera intelligenza del gatto», conclude Stefano Moriggi, storico e filosofo della scienza, «è quella di ricordare, nella sua natura, l’indipendenza e la vita selvaggia», che lo fa tornare a essere un predatore appena l’uomo scompare.