Nascosti nei container di frutta e verdure, infilati nelle valigie di turisti poco accorti, clandestini nelle acque di zavorra delle navi. Ecco come gli animali si spostano tra i continenti. Invadendo nuovi territori e scacciando gli abitanti - piante e animali - che li popolano.
Un cavallo Mustang. Un esempio di "invasione" animale benefica. Nelle Americhe i cavalli vennero portati dagli europei. Alcuni esemplari scappati ritornarono allo stato selvatico, dando vita alla razza Mustang addomesticata in seguito dai Pellerossa. |
Dalla notte dei tempi gli uomini, nelle loro migrazioni, hanno introdotto semi, germogli e animali portati dai Paesi d'origine e introdotti in quelli conquistati. Un esempio eclatante? Il cavallo, portato nelle Americhe dai conquistadores spagnoli. Alcuni esemplari scapparono in Messico, si rinselvatichirono e arrivarono fino alle praterie. Dove vennero riaddomesticati.
Come siete invadenti!
Ora, però, grazie allo sviluppo delle comunicazioni, del commercio, del turismo il numero e la varietà di invasori sta raggiungendo livelli di guardia in molti paesi. Clandestini nei cargo di legname e verdure, come i pericolosi scorpioni africani trovati a Malpensa questa primavera, souvenir nelle valige di turisti poco consapevoli o viaggiatori legali (ma non sempre) destinati ai negozi di pets esotici, gli invasori stanno raggiungendo tutti i continenti.
«La presenza di animali alloctoni, quelli cioè che dal punto di vista evolutivo non appartengono al luogo in cui si trovano» spiega Massimiliano Rocco dell'ufficio Traffic del WWF «rappresenta un pericolo per la biodiversità del paese ospite e uno sconvolgimento dell'equilibrio preesistente, che si è creato in milioni di anni di evoluzione. La loro introduzione va monitorata e regolata perché provoca cambiamenti radicali, l'estinzione delle specie endemiche e, non per ultimo, il possibile propagarsi di malattie e infezioni». Sono più di 7.000 le specie di animali a rischio, secondo i recenti dati presentati dall'Iucn, Unione internazionale per la conservazione della natura, di cui il 30% è minacciato proprio dalla presenza degli invasori.
Nascosti nei container di frutta e verdure, infilati nelle valigie di turisti poco accorti, clandestini nelle acque di zavorra delle navi. Ecco come gli animali si spostano tra i continenti. Invadendo nuovi territori e scacciando gli abitanti - piante e animali - che li popolano.
A prima vista innocue, in realtà capaci di scacciare dal proprio habitat le testugini italiane. Si tratta della tartaruga dalla guance rosse. |
Non sempre le specie aliene raggiunto un nuovo ambiente riescono a sopravvivere. A volte il clima, la disponibilità di cibo, i predatori bloccano la loro avanzata. Ma in altri casi invece questi viaggiatori vincono le resistenze e, grazie a una grande adattabilità, si insediano con successo. Quando questo succede ingaggiano una lotta spietata con gli abitanti del luogo per lo spazio e le risorse alimentari e spesso gli occupati fanno una brutta fine.
È il caso, tra tanti, della tartaruga dalla guance rosse, originaria degli Stati Uniti del sud e portata in Italia come animale da compagnia negli anni settanta. Da allora la Trachemys scripta elegans, scappando dagli acquari o liberata volontariamente, vive felice anche nella nostra penisola. A discapito della testuggine nostrana, ormai quasi estinta.
Esperimenti falliti
Gli esempi non finiscono qui. Pensando di riuscire a decimare gli insetti che infestavano le piantagioni di canna da zucchero, gli australiani negli anni '30si portarono a casa dal sud America il temibile Bufo marinus, rospo di notevoli dimensioni, nonché tra i più velenosi. Questa ”arma” non servì allo scopo ma da allora molti serpenti ghiotti del Bufo si stanno estinguendo. Perché? Perché il veleno di questi anfibi - usato da alcune popolazioni amazzoniche per rendere mortali le punte delle loro frecce - è fatale anche per i serpenti .
Ma il problema non riguarda solo gli animali, le piante e la loro salvaguardia ma anche la nostra salute. Ben conosciuta e odiata dagli allergici italiani e europei è l'Ambrosia. Camuffata da innocua piantina, è arrivata dagli Stati Uniti negli anni '60 e grazie alla enorme produzione di pollini (una pianta ne può generare, secondo alcuni studio, anche un miliardo), si è diffusa lungo gli argini dei fiumi, nei campi coltivati, vicino alla strade. E nella stagione calda non lascia scampo ai nasi sensibili delle persone affette da allergia.
Nascosti nei container di frutta e verdure, infilati nelle valigie di turisti poco accorti, clandestini nelle acque di zavorra delle navi. Ecco come gli animali si spostano tra i continenti. Invadendo nuovi territori e scacciando gli abitanti - piante e animali - che li popolano.
Nelle acque di zavorra dei mercantili o come incrostazioni sui loro scafi. Anche così pesci e invertebrati viaggiano per il mondo. |
Anche i mari se la vedono brutta. Nel Mediterraneo sono state censite più 100 specie di pesci aliene. Ancora di più sono i molluschi, crostacei e vegetali.
Molti di questi animali arrivano dal mar Rosso attraverso il canale di Suez, altri scappano dagli allevamenti, altri ancora dagli acquari.
Soprattutto gli invertebrati raggiungono in nostri mari viaggiando nelle acque di zavorra delle grandi imbarcazioni. Le navi, infatti, non possono navigare vuote e devono caricare acqua nei porti di partenza. Con l'acqua raccolgono larve, uova, spore, piccoli animali marini che, una volta a destinazione, vengono scaricati per fare spazio alla merce. Questo fa si che organismi tipici dei mari cinesi o africani arrivino nel Mediterraneo, alterandone la composizione della flora e della fauna.
A tavola con l'invasore
Ma anche la golosità dei buongustai italiani per i prodotti esotici ha fatto la sua parte. È il caso della grassottella e succulenta vongola filippina (Tapes philippinarum) che, introdotta nel Mediterraneo negli anni '70 per l'allevamento, ha quasi fatto piazza pulita della vongola verace nostrana.
E l'uscita del film “Alla ricerca di Nemo” sta dando i suoi frutti: sono quasi venti le specie di pesci tropicali segnalati al largo della Florida. Si crede che, emulando il cartone animato, molti bambini abbiano liberato in mare gli ospiti dei loro acquari, tra cui il velenoso pesce leone.
Biodiversità a rischio
«Le cause della globalizzazione della biodiversità sono molteplici e dagli ultimi 50 anni il problema è diventato di livello planetario» spiega Franco Andaloro, dell'Icram, istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare «per arginare l'ingresso nel nostro mare di specie aliene è necessario monitorare la loro evoluzione nel nuovo ambiente, mettere a punto strategie e sensibilizzare pescatori e opinione pubblica».
Tra pochi mesi sarà pronto l'Atlante delle specie aliene, il primo fatto da un paese mediterraneo, che l'Icram ha preparato su richiesta del Ministero dell'Ambiente. «Servirà a capire e salvaguardare il nostro habitat» conclude Andaloro.
È bello vedere pesciolini tropicali che sguazzano tra le acque del Tirreno, poter comprare colorati pappagalli esotici che spesso non parlano neanche, portarsi a casa da un viaggio oltreoceano piccoli semi da far germogliare sul balcone o poter mangiare prelibatezze di paesi lontani. Ma il problema è che poi rimandarli a casa loro è veramente difficile. Paola Grimaldi