L'arcipelago delle Filippine, formato da più di settimila isole, è una culla di biodiversità e un vero e proprio laboratorio naturale per seguire i complessi meccanismi della speciazione negli organismi viventi. Le fluttuazioni marine avvenute nel corso dell'ultima glaciazione wurmiana hanno permesso il formarsi di ponti terrestri tra isole e gruppi di isole durante i periodi di regressione marina, favorendo l'intricata storia evolutiva della fauna e della flora delle Filippine.
Da diversi anni un gruppo di biologi dell'Università di Daugavpils (Lettonia) coordinato dal professor Arvīds Barševskis, membro dell'Accademia Lettone per le Scienze, ha avviato una sistematica campagna di ricerca sui coleotteri delle Filippine compiendo diverse spedizioni nell'Arcipelago. Recentemente la ricercatrice Anita Rukmane-Bārbale, in collaborazione con gli entomologi italiani Alessandro e Andrea Bramanti, ha attentamente riesaminato molti esemplari di Curculionidi (una famiglia di coleotteri) conservati nelle collezioni del Museo di Storia Naturale di Dresda e raccolti da Karl Maria Heller (1864-1945) e Wilhelm Schultze (attivo nel periodo 1900-1920) agli inizi del XX secolo nelle Filippine.
L'attenzione si è concentrata sul genere Polycatus, del quale si conoscevano poche specie descritte dai due autori più di un secolo fa e mai più ritrovate. Il confronto con i nuovi esemplari raccolti sia sull'isola di Luzon, sia su quella di Negros, ha permesso di identificare ben otto nuove specie, mentre un nuovo genere (Evrostopolycatus) è stato descritto come esclusivo dell'isola di Palawan. La ricerca ha inoltre evidenziato nuovi esempi di mimetismo tra i Polycatus e altri generi di curculionidi delle Filippine (Pachyrynchus, Metapocyrtus, Calidiopsis). I colori vistosi sono un deterrente efficace contro i predatori, in particolare i piccoli rettili ghiotti di questi coleotteri, specialmente se associati al cattivo gusto delle prede (aposematismo). Molte specie di curculionidi che condividono ambienti o aree geografiche comuni hanno livree simili pur appartenendo a generi diversi, in un intricato gioco degli inganni volto a preservare la continuità della specie.
Ma nulla possono contro l'avanzare delle distruzione delle foreste da parte dell'uomo: tutte le specie di Polycatus descritte all'inizio del secolo sembrano scomparse, e quelle che vengono scoperte sono a reale rischio di estinzione, se la preservazione della biodiversità non prenderà il posto all'insensato sfruttamento delle risorse naturali.
Al momento della prima colonizzazione da parte degli europei, l'arcipelago delle Filippine era ricoperto per più del 90% di foreste naturali; quando gli Stati Uniti ne presero il controllo, nel 1898, la percentuale si era già ridotta al 50% e alla fine del XX secolo solo il 20% del patrimonio boschivo era ancora intatto e dieci milioni di ettari erano stati sfruttati intensamente per fare spazio alle colture agricole e all'esportazione di legname pregiato.
Nell'ultimo decennio il governo centrale è riuscito ad invertire questo andamento con programmi di rimboschimento, ma la biodiversità eccezionale di alcune isole è stata compromessa per sempre. Nel sud-ovest delle Filippine, l'isola di Palawan, area dei recenti ritrovamenti di nuove specie di insetti, rimane uno dei pochi paradisi dei naturalisti, difeso strenuamente da associazioni ecologiste come la Palawan NGO Netwook Inc., che si battono strenuamente contro lo sfruttamento delle foreste e i cui membri rischiano la vita per il loro impegno nella salvaguardia della biodiversità.
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L'AUTORE: Alessandro Bramanti, entomologo, è primo autore degli studi sui coleotteri pubblicati in versione integrale su ResearchGate.