Da qualche mese se ne parla di meno, ma negli ultimi quattro anni il confine tra USA e Messico è stato uno dei luoghi più caldi della politica americana e internazionale, per le ben note ragioni legate a un altrettanto ben noto "muro" che dovrebbe separare i due Paesi. Uno degli effetti, considerato collaterale ma in realtà importantissimo, di quel progetto mai realizzato sarebbe stata la distruzione di parecchi habitat, spezzati a metà da un manufatto umano che avrebbe impedito la mobilità di molte specie.
E se anche voi a suo tempo vi siete chiesti "ma che biodiversità ci potrà mai essere in un deserto?", un nuovo studio pubblicato su Journal of Hymenoptera Research vi darà la risposta (o almeno una delle risposte possibili): in una piccola area del deserto di Chihuahua, un gruppo di ricerca dell'università di Rochester in collaborazione con il Fish and Wildlife Service americano ha scoperto uno straordinario hotspot di api, con quasi 500 specie concentrate in appena 16 km quadrati.
Una folla di api solitarie. Anni di osservazioni e di studi in loco avevano già dimostrato, almeno aneddoticamente, come i deserti di Chihuahua e Sonora, entrambi al confine tra Stati Uniti e Messico, siano ricchissimi di api - affermazioni che però finora non erano mai state messe alla prova dal punto di vista numerico. Il team ha quindi passato gli ultimi anni a raccogliere esemplari in una piccola porzione protetta del deserto di Chihuahua, un'operazione che ha visto coinvolti non solo i ricercatori ma anche studenti provenienti da Messico, Stati Uniti e Guatemala.
Il risultato sono circa 70.000 esemplari collezionati, e identificati uno a uno per avere un quadro più preciso della varietà di specie che abitano l'area. Il certosino lavoro di collezione è stato reso necessario dal fatto che la maggior parte delle specie che si trovano nella zona sono cosiddette api solitarie, che non vivono in alveari e non hanno una divisione sociale in ruoli (regina, operaia, soldato...), ma svolgono il loro ruolo ecologico per i fatti propri, incontrandosi con altri esemplari solo per riprodursi. Inoltre, visto che si tratta di specie che vivono nel deserto, le api di Chihuahua hanno dovuto adattarsi a vivere in un luogo periodicamente colpito da siccità, e sono in grado di andare in letargo sotto la sabbia, bloccando il loro sviluppo in attesa di tempi migliori (un po' come fanno le locuste).
Come stanno le api senza di noi? La raccolta di massa di decine di migliaia di esemplari ha permesso di aggirare i problemi sopracitati: con un così grande numero di animali a disposizione diventa più facile identificare le specie solitarie, e il fatto che l'operazione si sia protratta per anni ha evitato anche il problema delle specie in pieno "sonno da siccità". Il risultato dello studio dice che in quei 16 km quadrati di deserto vivono più di 470 specie di api, una concentrazione altissima secondo gli autori dello studio, che scrivono che "la densità di specie in quest'area supera di gran lunga quella di qualsiasi altro luogo al mondo, e rappresenta da sola circa il 14% dell'intera diversità di specie di api in America".
Lo studio è importante perché è uno dei rari casi in cui la biodiversità delle api è stata analizzata in un'area selvaggia e non ancora toccata da mano umana, e ci permette quindi di sapere come dovrebbe essere un'area ricca di biodiversità, e di confrontarla con quelle antropizzate per capire quanto sia davvero grave la situazione.