Non sono solo koala e canguri ad aver sofferto per gli incendi divampati in Australia, ma anche un altro animale endemico della parte orientale del continente: l'ornitorinco (Ornithorhynchus anatinus), piccolo mammifero semi-acquatico dal becco d'anatra. Secondo una ricerca pubblicata su Biological Conservation, condotta dal Centre for Ecosystem Science della UNSW di Sidney (Australia), la siccità dell'ultimo periodo avrebbe peggiorato la già delicata situazione di questo curioso animale, sommandosi a una serie di fattori che ne minacciano l'esistenza, tra cui la scarsità d'acqua (per via della costruzione di nuove dighe nel suo areale), la deforestazione e il cambiamento climatico.
Un quadro poco roseo. Lo studio stima che a causa del cambiamento climatico il numero di ornitorinchi potrebbe ridursi addirittura del 73% nei prossimi cinquant'anni. Le stime sarebbero ancora più pessimistiche dato l'aumento dei periodi di siccità, sempre più lunghi e frequenti: «Il rischio è che questi disastri ambientali aggravino l'estinzione a livello locale, impedendo la ripopolazione della specie in diverse aree», spiega Gilad Bino, ricercatore a capo dello studio.
Parola d'ordine: agire. Come spesso accade, alla razza umana spetta una buona fetta della colpa: «Le dighe impediscono agli ornitorinchi di nuotare liberi nei fiumi, le coltivazioni agricole distruggono le loro tane e le attrezzature da pesca rischiano di farli annegare», spiega Richard Kingsford, uno degli autori dello studio. Secondo Brendan Wintle, professore all'università di Melbourne che ha partecipato alla ricerca, è di fondamentale importanza non restare a guardare, ma agire per fermare ciò che minaccia la sicurezza della specie, «prendendo come esempio l'attuale situazione dei koala, che dimostra cosa accade quando i segnali d'allarme vengono ignorati».