L'arvicola di Brandt (Lasiopodomys brandtii) è un piccolo roditore parente dei criceti, nativo delle steppe di Russia, Mongolia e Cina. È lunga circa 15 centimetri ed è di un uniforme color marrone, che la aiuta a confondersi tra l'erba delle praterie dove vive e costruisce i suoi rifugi. Erba che però, come si legge in uno studio pubblicato su Current Biology, può rappresentare un problema per le arvicole: se è troppo alta, infatti, impedisce loro di tenere d'occhio il cielo - ed è proprio dal cielo che arrivano i suoi principali predatori. Ecco perché questi animali hanno perfezionato un'arte fondamentale per la loro sopravvivenza: quella del giardinaggio.
Morte dall'alto. Nelle praterie in cui vivono, le arvicole di Brandt costruiscono complessi rifugi sotterranei con multipli ingressi che ospitano le loro colonie. Quando le condizioni sono favorevoli, questi animali si riproducono a un ritmo altissimo: in Mongolia, in particolare, la popolazione di arvicole periodicamente "esplode", invadendo anche i campi coltivati e rendendoli impossibili da lavorare. A tenerle sotto controllo ci pensano le averle, uccelli del genere Lanius che cacciano le arvicole dall'alto.
Lo studio sulle loro strategie di difesa, che ha coinvolto università cinesi, britanniche e americane, è partito da una constatazione: nelle zone dove abitano le arvicole, l'erba della steppa è più bassa. L'osservazione diretta ha confermato che sono le arvicole stesse a tagliarla: un'attività dispendiosa dal punto di vista energetico, ma che permette loro di avere una visione più chiara del cielo, e di individuare un'averla con largo anticipo.
COMODA LA VITA, SENZA PREDATORI. A loro volta, le averle sembrano aver capito la situazione: tendono infatti a evitare le aree di prateria dove l'erba è più bassa, perché sanno che i loro tentativi di cattura sono probabilmente destinati a un fallimento. Per avere una conferma della relazione tra predazione e giardinaggio, il gruppo di scienziati ha preparato delle aree "averla-free", protette da reti che impedivano agli uccelli di raggiungere il suolo. Come previsto, le arvicole di queste aree non si sono preoccupate di tagliare l'erba, a dimostrazione che lo fanno solo quando devono proteggersi dalla minaccia che arriva dall'alto.
Lo studio dimostra che l'arvicola di Brandt è in grado di modificare il suo habitat per viverci meglio, ma anche che le relazioni tra specie all'interno della rete trofica sono estremamente complesse, e rimuovere un singolo elemento significa modificare l'equilibrio dell'intero ecosistema.