Un fotografo naturalistico deve essere sempre pronto. Lo scatto della vita potrebbe capitare in un luogo diverso da quello pianificato, e la storia che l'accompagna potrebbe essere persino più interessante. Lo sa bene Dmitry Kokh, che in una di queste occasioni ha firmato per il Guardian un reportage che ha fatto il giro del mondo: ritrae un gruppo di orsi polari che ha letteralmente occupato l'ex stazione meteorologica sovietica di Kolyuchin, un'isola disabitata nel circondario autonomo della Čukotka - l'estremo oriente russo, in prossimità dell'Alaska.
Cambio di programma. Kokh non avrebbe dovuto trovarsi lì: la meta originaria era Wrangel Island, l'ultimo rifugio noto dei mammut, oggi un importantissimo luogo di riproduzione per gli orsi polari, riserva naturale dell'Unesco. Kokh è partito per l'isola nell'agosto 2021, dopo aver pianificato il viaggio per due anni. A bordo di un piccolo yacht ha costeggiato la Chukotka sostando nelle baie deserte per fotografare le megattere, i leoni marini, le foche, la fauna subacquea e molte specie di uccelli, scoprendo ogni giorno paesaggi diversi tra spiagge assolate, montagne, tundra e i primi pezzi di ghiaccio marino - «come in un universo parallelo», scrive.
Finché alcuni giorni di maltempo non hanno costretto l'equipaggio a rifugiarsi sulla piccola isola di Kolyuchin, sulla rotta per Wrangler Island, in cerca di riparo. Qui si trova una stazione meteorologica usata in epoca sovietica e chiusa dal 1992, all'interno di un villaggio abbandonato. Avvicinandosi alla costa nella nebbia, Kokh ha notato del movimento nei ruderi: un'occhiata al binocolo ha confermato la presenza di una ventina di orsi bianchi, soprattutto maschi, aggirarsi come fantasmi d'uomo all'interno degli edifici, affacciati alle finestre o ai balconi, seduti davanti alle porte. Alcuni camminavano tra i barili di carburante che un tempo rifornivano il villaggio e che ora vi giacciono abbandonati. Le femmine se ne stavano in disparte con i cuccioli, più vicine alla spiaggia.
Che cosa ci fanno lì? Sbarcare era troppo pericoloso, così Kokh ha fotografato gli orsi da lontano, usando droni con motori "silenziati" per disturbare il meno possibile gli animali. È la naturale curiosità degli orsi a spingerli ad esplorare gli edifici - ha spiegato al fotografo Anatoly Kochnev, ecologo esperto di mammiferi marini dell'Accademia Russa delle Scienze. Forse non tutti sanno che l'orso polare (Ursus maritimus) è considerato un mammifero marino, perché trascorre la maggior parte della vita sui ghiacci, in mezzo all'acqua (ha anche le zampe parzialmente palmate).
Questi animali sono spesso cacciati dall'uomo e può essere che nelle strutture artificiali abbiano cercato un rifugio sicuro. Ma la loro presenza su Kolyuchin, molto più a sud di quanto ci si sarebbe aspettati, ha anche ragioni ambientali. Periodicamente, per cause ancora poco note, il ghiaccio marino rimane vicino a queste spiagge e non permette agli orsi di scroccare un passaggio verso nord: infatti Kokh ne ha incontrati pochissimi sull'Isola di Wrangel. Oppure la disgregazione dei ghiacci dovuta al riscaldamento globale potrebbe aver reso difficile utilizzare i blocchi come zattere per raggiungere l'habitat abituale, costringendo gli orsi a restare sulla piccola isola siberiana.
Riconquista. Questo surreale incontro ha ispirato al fotografo riflessioni sulla vita animale che sopravvivrà dopo di noi, riprendendosi spazi che avevamo occupato. Sempre che l'uomo, con il suo operare, permetta agli animali di non scomparire prima.