Le api - non ci stancheremo mai di sottolinearlo - sono animali straordinari quanto a sistemi di comunicazione, attività di impollinazione, intelligenza collettiva delle colonie. Un nuovo studio pubblicato su Biology Letters mette in luce un altro aspetto, forse meno conosciuto, della loro eccezionalità: quello sul loro concepimento e sul genere della prole, tra i più "fluidi" osservati nel mondo animale.
Negli Imenotteri, l'ordine di insetti di cui fanno parte le api, la riproduzione avviene in modo un po' diverso da come siamo abituati. Dalle uova che le regine depongono senza fecondare nasceranno individui maschi (che avranno perciò un solo set di cromosomi: sono cioè aploidi); dalle uova fecondate normalmente nascono in genere api operaie femmine. È su questo "normalmente" che occorre però intendersi.
Un esercito di potenziali padri. Di solito le femmine si accoppiano in volo con più di dieci maschi (i "fuchi") per volta per ripopolare la colonia, e capita che più di uno spermatozoo fecondi un uovo. In alcuni rari casi, le api "figlie" possono avere parte di tessuto femminile derivato dall'uovo fertilizzato, e parte di tessuto maschile dovuto agli spermatozoi in eccesso: se un individuo con organi sia maschili sia femminili è detto ermafrodita, quelli con caratteri sia maschili sia femminili diffusi in tutto il corpo sono detti ginandromorfi. Questa condizione, benché rara, si osserva negli insetti, nei crostacei e in alcuni uccelli.
Esiti misti. I ricercatori dell'Università di Sydney (Australia) hanno raccolto 11 api ginandromorfe da un alveare. Dopo averne studiate le caratteristiche fisiche, hanno analizzato il loro DNA per capire come fossero state generate. Dieci di questi individui avevano fino a tre padri. L'ultimo aveva solo padri, e nessuna eredità genetica materna: gli scienziati pensano possa essere nato dalla fusione dei nuclei di due spermatozoi. Se fosse vero si tratterebbe del primo caso di fusione tra spermatozoi documentato tra gli Imenotteri.
L'importante è aumentare. Siccome il ginandromorfismo non sembra essere particolarmente vantaggioso, dal punto di vista evolutivo, l'ipotesi è che un così alto numero all'interno della stessa colonia possa essere legato a una qualche mutazione genetica nell'ape regina, anche se lo studio non chiarisce quale. Nonostante questa caratteristica non sia la norma, lo studio documenta l'incredibile flessibilità degli insetti sociali, quando si tratta di riproduzione.