«Il sesso è un modo molto strano di riprodursi, eppure è il più diffuso sul pianeta»: parola di Benjamin Oldroyd, genetista comportamentale dell'università di Sydney che ha appena pubblicato uno studio relativo al comportamento sessuale dell'ape del capo (Apis mellifera capensis), una sottospecie dell'ape europea (Apis mellifera) che vive solo in Sudafrica. Quella sul sesso può sembrare un'affermazione bizzarra, ma il professore ne è convinto, al punto da spiegare che «l'asessualità è un metodo molto più efficiente, e infatti ogni tanto qui e là spunta una specie che ricomincia ad adottarla»: tra queste c'è, appunto, l'ape del capo, che è una sottospecie unica al mondo perché è in grado di, per farla breve, riprodursi senza fare sesso. Un comportamento che lo stesso Oldroyd definisce «un mistero vecchio di trent'anni» ora risolto grazie all'identificazione del gene responsabile.
Inutili maschi. Normalmente le femmine operaie di Apis mellifera - che è poi l'ape comune, alla quale peraltro le Nazioni Unite hanno deciso di dedicare la giornata del 20 maggio - sono in grado di deporre solo uova che danno origine a maschi, e il privilegio di dare alla luce le femmine è riservato alla regina. L'ape del capo è unica in questo senso, perché le sue operaie sono capaci di deporre uova femminili senza bisogno di fecondazione. Questo comportamento ha una serie di conseguenze sul comportamento sociale di queste api, che sono per esempio molto più bellicose delle altre sottospecie di Apis mellifera: la morte di una regina, infatti, apre una sorta di "corsa all'erede", perché ogni esemplare femmina presente nell'alveare è potenzialmente in grado di dare alla luce la nuova regina. Tutto questo è possibile, come si legge nello studio, grazie a un singolo gene, situato sul cromosoma 11.
Le vergini parassite. La capacità di dare alla luce api femmine senza bisogno di fecondazione da parte dei maschi significa anche che l'ape del capo può diventare un pericolo per le altre sottospecie di ape: sono infatti in grado di invadere un alveare e di convincere (a colpi di feromoni "da regina") le api locali a nutrire le proprie larve, sottraendo il cibo a quelle locali; in Sudafrica, una media di diecimila colonie di api allevate a scopi commerciali muoiono a causa del comportamento parassita dell'ape del capo. Secondo l'autore dello studio, «è fondamentale che quest'ape non arrivi mai in Australia».
Questo non significa che non si debba continuare a studiarla, anzi, «approfondire questi studi potrebbe aiutarci a capire molto sulle origini del sesso e su quelle del comportamento sociale negli animali».