Non dovrebbero essere qui, per un sacco di buone ragioni... Le parole sono di Huw Griffiths, biologo marino del British Antarctic Survey (BAS), che nel corso di una missione di ricerca in Antartide si è imbattuto in qualcosa che ha lasciato senza parole lui e il suo intero team: una collezione di forme di vita nuove e sconosciute che abitano a circa un chilometro sotto i ghiacci, nel buio perenne e a centinaia di chilometri di distanza dal mare e da qualunque altra possibile fonte di cibo nota.
Tutto in discussione. La loro presenza in quest'ambiente estremo mette in discussione tutto quello che sappiamo sulla sopravvivenza in condizioni apparentemente impossibili. I risultati delle osservazioni, condotte da una squadra di esperti di università di tutto il mondo, sono stati pubblicati su Frontiers in Marine Science, e le immagini della discesa sotto i ghiacci diffuse su YouTube nel video che trovate qui sotto.
La scoperta di questi nuovi animali è stata accidentale: il team, che sul campo era guidato da James Smith e Paul Anker del BAS, stava sì compiendo trivellazioni nel ghiaccio, ma per motivi completamente diversi. Lo scopo della ricerca era infatti quello di portare in superficie campioni di fondale oceanico, prelevati perforando la piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne, la seconda più grande del mondo con i suoi 425.000 km quadrati di superficie.
la trivella. Il punto di ingresso della trivellazione si trovava nel mezzo alla piattaforma, a circa 260 km dal fronte glaciale, cioè l'area dove si tuffa nel mare di Weddell: da qui, la trivella è dovuta scendere di circa 900 metri per trovare l'acqua liquida e poi il fondale, dal quale il team avrebbe dovuto prelevare i campioni. Una volta bucato il ghiaccio e fatta scendere la telecamera, però, gli scienziati hanno notato un enorme sasso appoggiato sul fondale e ricoperto da 16 spugne e altri 22 animali non ancora identificati, ma che potrebbero essere cirripedi.
La scoperta è sorprendente perché, in teoria, quegli animali non dovrebbero trovarsi lì: sono forme di vita sessili, quindi immobili, che per mangiare filtrano i nutrienti contenuti nell'acqua circostante. Il problema è che il masso dove sono state trovate è a quasi 300 km dal fronte glaciale, e quasi un chilometro sotto il ghiaccio: non ci arriva la luce solare (il che esclude la presenza di organismi fotosintetici che possano fare da nutrimento alle spugne), e secondo Griffiths la corrente più vicina che proviene dal mare aperto e potrebbe trasportare il cibo si trova a 600 km di distanza.
Com'è possibile? Come fanno questi animali a sopravvivere? Le ipotesi sono tante: per esempio, potrebbero avere un ciclo vitale lunghissimo (in Antartide sono state trovate spugne con più di 10.000 anni di vita) e lentissimo, e nutrirsi una volta all'anno, o addirittura al secolo, in quelle rare occasioni in cui un po' di nutrienti riescono a fare il viaggio dal mare aperto fino alla loro casa. Ora Griffiths vorrebbe studiare questi animali più approfonditamente, e scoprire anche se si tratta di specie nuove: per farlo dovrà affidarsi a microveicoli telecomandati e dotati di telecamera.