Una delle più grandi colonie di pinguini imperatore è stata abbandonata dopo la tragica fine di migliaia di pulcini, annegati nelle gelide acque dell'Antartide nel 2016, prima che potessero ricoprirsi di piume adatte a nuotare. La catastrofe e i suoi effetti a lungo termine sulla popolazione di uccelli sono state documentate in un articolo della British Antarctic Survey (BAS) pubblicato sulla rivista Antarctic Science.
Una casa solida. Il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), il più grande e pesante tra tutti i pinguini, è considerato particolarmente esposto alle conseguenze del global warming, perché per riprodursi e allevare i pulcini ha bisogno di ghiaccio marino che resti stabile per quasi un anno. Ad aprile le coppie si stabiliscono sulla piattaforma, a dicembre i pulcini sviluppano le penne adatte ad affrontare l'acqua. Se il ghiaccio si sbriciola prima, i piccoli annegano.
Antica grandezza. Apparentemente è proprio quello che è accaduto alla seconda colonia più estesa di pinguini imperatore, quella "di casa" ad Halley Bay, al limitare del Brunt Ice Shelf, nel Mare di Weddell, in Antartide. Per diversi decenni, questi ghiacci hanno ospitato da 14 mila a 25 mila coppie di pinguini in età riproduttiva, il 5-9 per cento della popolazione globale.
Inghiottiti dalle onde. Ma nel 2016, i venti hanno infierito sul ghiaccio marino reso già instabile da El Niño, l'evento periodico di riscaldamento del Pacifico che altera il clima terrestre. Le rilevazioni satellitari del guano dei pennuti, uno strumento che permette di individuarne la presenza anche da 800 km di distanza, hanno documentato la pressoché totale scomparsa di esemplari, e da allora la situazione non è migliorata. Molti adulti hanno evitato di riprodursi negli ultimi anni o si sono spostati verso altri siti: un'altra colonia a 50 km da Halley Bay sembra essersi ingrandita.
Completamente esposti. L'evento non sembra essere direttamente riconducibile agli effetti del riscaldamento globale, ma la sensibilità dei pinguini all'instabilità del ghiaccio offre uno scorcio inquietante sul futuro di questa specie antartica, alle prese con ghiacci sempre più instabili e ridotti. A preoccupare gli scienziati non è tanto la sorte di una singola colonia, quanto il fatto che una delle aree considerate rifugio sicuro per questi uccelli abbia mostrato segni concreti di instabilità.
In base ad alcune stime, il 50-70 per cento della popolazione di pinguini imperatore potrebbe scomparire entro fine secolo, se i ghiacci marini si assottiglieranno come previsto. Con ripercussioni importanti sulla catena alimentare: i pinguini imperatore sono infatti sia preda (delle foche leopardo) sia predatori di krill e piccoli pesci.