Di ritorno da una spedizione di esplorazione delle profondità marine, Karen Osborn, zoologa del Museo nazionale di storia naturale Smithsonian di Washington DC (Stati Uniti), si è trovata tra le mani un animale estremamente bizzarro: un pesce così nero da essere impossibile da fotografare. Portato in superficie da una rete per la pesca a strascico usata per catturare la fauna abissale e studiarla in condizioni di laboratorio, era di un nero molto intenso, e tutti i tentativi di Osborn di immortalarlo nei minimi dettagli con sofisticati strumenti fotografici fallivano: il massimo risultato ottenuto dalla zoologa era l'immagine della silhouette del pesce.
Incuriosita dalla, per così dire, scarsa fotogenicità dell'esemplare, Osborn ha quindi deciso di studiarne le squame più nel dettaglio, scoprendo che l'Anoplogaster cornuta, questo il suo nome scientifico, ha un superpotere: assorbe (quasi) tutta la luce che lo colpisce, diventando di fatto invisibile.
Più nero del nero. Analizzato in laboratorio, l'Anoplogaster ha svelato il suo segreto: la sua pelle è coperta di organelli chiamati melanosomi, che contengono un pigmento (la melanina, la stessa che si trova anche nella pelle di noi esseri umani) di colore nero. In questo pesce, e in molte altre specie abissali, i melanosomi sono presenti in grandi quantità nelle cellule pigmentate, che a loro volta sono distribuite in un unico strato continuo sulla superficie della pelle dell'animale. Il risultato è un reticolo di pigmenti di melanina a maglie molto strette, che assorbono gran parte della luce e riflettono quello che resta verso le cellule circostanti: così più del 99,5% della luce che colpisce la pelle del pesce viene assorbito, e solo una percentuale minima viene riflessa. Ecco perché Osborn non riusciva a fotografare il pesce nei dettagli: il nero della pelle dell'Anoplogaster è un "super-nero", efficace quanto alcuni neri artificiali come il Vantablack.
Il mantello dell'invisibilità. La straordinaria capacità assorbente della pelle dell'Anoplogaster è una perfetta strategia di caccia e insieme di difesa: stiamo parlando di un pesce abissale, che vive dunque sotto i 200 metri di profondità, nella cosiddetta zona afotica, dove la luce del sole non arriva e dove le principali fonti luminose sono generate dagli stessi abitanti del posto tramite bioluminescenza.
Avere una pelle così nera significa che l'Anoplogaster assorbe tutta la poca luce che lo colpisce, diventando di fatto perfettamente invisibile: una caratteristica utile sia come arma di difesa (se i predatori non ti vedono non ti possono mangiare) sia di caccia (lo stesso vale per le potenziali prede).
La scoperta del funzionamento della pelle dell'Anoplogaster (e di altre 16 specie più o meno imparentate con lui, che si è scoperto hanno la stessa caratteristica) potrebbe avere vantaggi anche per noi umani: i materiali ultra-neri, quelli che assorbono gran parte della luce, si possono utilizzare in ottica (per esempio per costruire telescopi e fotocamere estremamente efficienti), ma anche nella fabbricazione di tessuti per uso militare.