Non siamo gli unici a comprendere il concetto di numero: sembra incredibile, per un animale (l'umano) abituato a sentirsi il più intelligente di tutti. Eppure quasi tutte le specie animali finora studiate riescono a distinguere tra diverse quantità di oggetti o un diverso numero di suoni in sequenza. E non solo capendo che una cosa è "più" o "meno" di un'altra, ma distinguendo in modo approssimativo la quantità: questa rappresentazione mentale della grandezza è chiamata numerosità, e sembra essere un'abilità condivisa da quasi tutti gli animali.
Sottrazioni. Alcune specie si spingono oltre la comprensione del concetto di numero, e riescono addirittura a svolgere alcune semplici operazioni aritmetiche. È il caso dei pulcini, che in un esperimento hanno dimostrato di comprendere quando venivano eliminati degli oggetti da un gruppo pur senza vedere il risultato, e anche delle scimmie: dopo aver mostrato loro una scatola piena di pane, gli scienziati l'hanno oscurata, iniziando a togliere, sotto gli occhi attenti dei primati, i pezzi di pane uno alla volta. Pur non vedendo quanti ne rimanessero, le scimmie continuavano ad avvicinarsi alla scatola, consapevoli che ci fosse del cibo, fino a quando non rimaneva vuota.
Una scala da 1 a 10. Ulteriori studi hanno dimostrato che alcuni animali sono anche in grado di rappresentare mentalmente in modo astratto il concetto di numerosità: i pulcini, ad esempio, associano quantità minori con la sinistra, e quantità maggiori con la destra, proprio come noi umani. «Non è un'invenzione umana», sottolinea in un articolo di Quanta Magazine Adrian Dyer (Royal Melbourne Institute of Technology). «È un processo insito nella mente di alcuni animali, un modo di elaborare le informazioni».
Zero. Esiste poi una quantità di difficile comprensione, il cui concetto è così complesso che i bambini non riescono ad afferrarlo almeno fino ai quattro anni: il concetto di nulla, di vuoto, di zero. «Lo zero è un numero particolare», spiega Rosa Rugani (Università di Padova), «perché implica la capacità di percepire l'assenza di qualcosa». Nella società umana, il numero zero non venne utilizzato fino al settimo secolo, e sembra perciò «essere una questione culturale, più che biologica», spiega Aurore Avarguès-Weber (Università di Tolosa).
Ma, di nuovo, recenti studi dimostrano il contrario: le scimmie avrebbero dei neuroni nella corteccia prefrontale che mostrano una preferenza per lo zero, invece che per altre numerosità; anche le api sembrano afferrare il concetto di zero, una cosa incredibile se pensiamo che stiamo parlando di insetti con meno di un milione di neuroni (in confronto agli 86 miliardi presenti nel nostro cervello), e pure i corvi comprendono il concetto di insieme vuoto: ciò che stupisce gli esperti è il fatto che diverse specie animali (insetti, mammiferi, uccelli), evolutesi indipendentemente l'una dall'altra centinaia di milioni di anni fa, siano in grado di trattare lo zero come una quantità, a dimostrazione del fatto che questa abilità si sarebbe evoluta in modo indipendente tra le varie specie.