Quella di levatrice non è solo una specialità umana. Anche tra i bonobo, quando una femmina partorisce, le compagne la aiutano in diversi modi, con comportamenti che somigliano molto a quelli dell’ostetrica nella nostra specie.
Parenti. Elisa Demuru e un gruppo di primatologi dell’Università di Pisa hanno osservato per la prima volta una sorta di aiuto alla nascita tra femmine di bonobo in cattività. Il bonobo (Pan paniscus), insieme allo scimpanzé (Pan troglodytes), è il nostro parente più stretto. Entrambe le specie vivono in ampi gruppi sociali, comunità che possono arrivare a 150 individui, con le loro gerarchie e composizioni che possono cambiare nel corso del tempo. Tra i bonobo in particolare, molto di più che tra gli scimpanzé, le femmine sviluppano forti legami, coalizzandosi a volte contro i maschi.
Le insidie del parto. Tra gli studiosi, l’idea dominante è che la cooperazione tra femmine di Homo sapiens nell’assistenza alla nascita si sia evoluta principalmente per le difficoltà fisiche che la nostra specie incontra nel dare alla luce i cuccioli. Alla base del processo lungo, doloroso e anche insidioso del parto c’è secondo questa teoria la relazione tra la misura del canale del parto, determinata dall’anatomia delle ossa pelviche, e quella della testa del neonato. Nel corso dell’evoluzione, insomma, il bacino si sarebbe “ristretto” per permettere un’andatura bipede ed eretta più agevole, rendendo nello stesso tempo il parto più complicato e rischioso. L’aiuto da parte di altre femmine sarebbe nato proprio come misura “obbligatoria” per sopperire alle difficoltà della nascita. E dunque il ruolo della levatrice sarebbe solo tipicamente umano.
Aiuto femminile. Il nuovo studio sembra invece suggerire il contrario. Esistono altre osservazioni di comportamenti che farebbero pensare a una sorta di cooperazione tra la partoriente e le altre femmine, ma si tratta di casi rari, dato che nelle situazioni di cattività la femmina viene spesso isolata dalle compagne al momento del parto, mentre il parto dei primati in natura avviene spesso di notte e non è facile da documentare. Le scene descritte dai ricercatori in due parchi per primati, in Olanda e in Francia, sembrerebbero invece proprio suggerire che l’assistenza al parto esista anche tra le femmine di bonobo. In particolare, in tutti e tre i casi videoregistrati e analizzati, la partoriente era circondata da alcune compagne che sembravano compiere gesti tipici della levatrice: in un caso aiutavano la femmina cacciando le mosche, tenevano alla larga i maschi del gruppo e gli osservatori umani, ispezionavano genitali della compagna e le mettevano le mani sotto il bacino, come a reggere il cucciolo sul punto di nascere.
Un mestiere nato prima dell'uomo. Insomma, queste osservazioni confermerebbero che la nascita è un evento “sociale”, non vissuto in isolamento, anche tra i bonobo, che però come specie non hanno alcuna difficoltà particolare, ma anzi partoriscono agevolmente. E farebbero pensare che la figura della levatrice non sia nata per il bisogno obbligatorio di assistenza tra le femmine umane. Piuttosto, secondo i ricercatori, sarebbe stata la capacità di femmine non imparentate tra loro di formare solidi legami sociali e di cooperare a rappresentato il pre-requisito che ha fatto emergere la “figura dell’ostetrica” nella nostra specie.