L'aye aye è senza dubbio uno dei mammiferi più bizzarri del mondo, tanto che chi lo studia lo ha definito "un lemure che cammina sui ragni". La sua caratteristica più evidente è il dito medio, lunghissimo e altrettanto sottile, che l'animale usa per infilarsi nelle fessure dei tronchi d'albero in cerca di vermi, larve e altri bocconcini. Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Zoology rivela però l'altro motivo per cui l'aye aye ha un dito medio sproporzionatamente lungo: gli serve per mettersi meglio le dita nel naso e arrivare senza fatica al suo stesso muco. Se non ci credete, guardate il video qui sotto, poi vi spieghiamo tutto.
Dita nel naso. Gli aye aye sono protagonisti di uno studio, che però non si è concentrato solo su di loro: partendo dal presupposto che "mettersi le dita nel naso è un argomento molto poco studiato", un team di scienziati dell'Università di Berna, guidato da Anne Claire Fabre, ha condotto un'indagine per scoprire quante e quali specie di primati indulgono in questo comportamento.
Per ora ne hanno scoperte 12, e tra queste l'aye aye è quello che ha attirato più di tutte la loro attenzione. Questo perché, come dimostra il video qui sopra, questi lemuri spingono il loro sproporzionato dito così a fondo nel naso, da farlo quasi scomparire. Ed è proprio da questo video che il team è partito per ricostruire questa clamorosa "impresa anatomica".
Dal naso fino alla bocca. Grazie al video, ma anche a una TAC di un aye aye, che ha permesso di confrontare la lunghezza del dito con il suo "percorso" all'interno del cranio, il team ha così scoperto che l'aye aye spinge il suo medio attraverso l'intero condotto nasale, e termina la sua corsa, per così dire, addirittura nella cavità orale. Dopo l'esplorazione, l'animale estrae il dito e ne lecca il muco che ha raccolto; un comportamento noto come mucofagia, presente anche in noi umani, anche se misterioso, perché non esiste alcuna ipotesi scientifica condivisa su quali possano esserne i benefici. Quantomeno ora sappiamo che non lo facciamo solo noi, anzi siamo in buona compagnia.