La multinazionale spagnola Nueva Pescanova ha dichiarato che la prossima estate inizierà a commercializzare polpi allevati in cattività: l'annuncio ha scosso il mondo scientifico, e sull'azienda si è rovesciata una valanga di critiche. La principale obiezione degli esperti è il fatto che numerosi studi dimostrano che il polpo è un animale molto intelligente, capace di provare dolore non solo fisico ma anche emotivo, e che una tale sensibilità mal si sposi con vasche e allevamenti intensivi.
Un bene per i polpi selvatici? L'azienda, che sarà pronta a vendere polpi d'allevamento nell'estate del 2022 (e stima che ne sfornerà 3.000 tonnellate l'anno), sostiene che la loro presenza contribuirà a ridurre la pressione sui polpi selvatici, il cui prezzo è alle stelle a causa della pesca indiscriminata: ogni anno vengono catturate circa 350.000 tonnellate di polpi – una cifra dieci volte superiore a quella del 1950.
«Allevare polpi non impedirà ai pescatori di catturarne anche in mare», afferma Elena Lara del Compassion in World Farming (CIWF), che aggiunge: «Potrebbe piuttosto avere l'effetto contrario su altre specie marine: i polpi sono carnivori, e mangiano una quantità di pesce pari a due o tre volte il loro peso». Per nutrire i polpi d'allevamento, quindi, dovranno essere sacrificati molti pesci: attualmente circa un terzo di quelli catturati in mare servono per nutrire altri animali, e di questa percentuale circa la metà finisce nella pancia dei pesci d'allevamento.
Problemi pratici. Oltre alle questioni etiche, gli scienziati sottolineano anche problemi pratici: non avendo scheletri che li proteggano, i polpi potrebbero ferirsi facilmente in cattività (se ci fosse più di un polpo per vasca), e secondo alcuni potrebbero iniziare a mangiarsi l'un l'altro.
Se poi venissero allevati in Europa, non sarebbero protetti da alcuna legge: nonostante siano riconosciuti come esseri senzienti insieme ad altri cefalopodi invertebrati, l'attuale legge che regola il benessere degli animali da allevamento si applica solo ai vertebrati.
E i maiali? Allarghiamo il discorso: se ci preoccupiamo per i polpi, perché non preoccuparci anche per i maiali, che come dimostrano studi relativamente recenti hanno dimostrato di essere intelligenti? Qui, bisogna ammetterlo, le tesi si fanno un po' deboli: c'è chi sostiene che l'intelligenza di questi animali non fosse conosciuta fino a qualche anno fa, e che non si debbano ripetere gli errori dei passato (viene da domandarsi se sia dunque lecito perpetuare quelli già in atto); o chi spiega che i maiali vengono allevati da molti anni, e che sappiamo come preservarne il benessere (anche in questo caso ci sarebbe più di una obiezione da sollevare).
Sembra però che i maiali non sollevino grandi dubbi etici, allora chi difenderà per davvero i polpi?