Una delle cose che abbiamo imparato a nostre spese negli ultimi due anni è che tenere troppi animali tutti insieme senza controlli sanitari non è solo crudele e inumano, ma anche pericoloso, perché "assembramenti" di questo tipo sono il perfetto terreno di coltura per le zoonosi, quelle malattie che si sviluppano negli animali e poi "saltano" agli esseri umani. Un nuovo studio dell'università di Cambridge rivela un dettaglio che ancora non conoscevamo relativo a una serie di animali da allevamento: i carnivori, che hanno un sistema immunitario che li rende più vulnerabili a certe infezioni e quindi più pericolosi anche per noi umani. I risultati dello studio sono pubblicati su Cell Reports.
Carnivori senza proteine. Quando pensiamo agli animali da allevamento la nostra mente corre immediatamente ai grossi ruminanti (bovini, pecore, capre), o magari ai cavalli, ai maiali o a certi volatili. Ci dimentichiamo però che ci sono anche parecchi carnivori che vengono allevati per i motivi più svariati: l'esempio più facile è quello del visone, usato come animale da pelliccia, oltre ovviamente a cani e gatti. Clare Bryant, prima autrice dello studio, e il suo team, hanno condotto un'analisi del genoma di questi animali e hanno scoperto un dettaglio finora sconosciuto: tutti i carnivori (o almeno quelli che alleviamo o teniamo come animali domestici) hanno tre particolari geni che sono disattivati, e non svolgono dunque il loro compito, che è quello di produrre particolari proteine, chiamate inflammasomi, che sono fondamentali per combattere diverse infiammazioni - in questo caso quelle dell'apparato digerente.
Assembramenti pericolosi. Secondo Bryant, la dieta di questi carnivori ha un alto contenuto di proteine, e ha dunque proprietà anti-infiammatorie sufficienti a supplire all'inattività di questi tre geni. Questo significa che gli animali sono protetti dalle malattie, ma che possono facilmente diventarne portatori asintomatici; i patogeni "ospitati" sui carnivori hanno tra l'altro la possibilità di mutare indisturbati, e anche, in alcuni casi, di saltare dall'animale all'uomo. Questo non significa che cani e gatti siano dei pericolosi incubatori di nuove pandemie: il problema si presenta quando grandi quantità di carnivori vivono ammassate in poco spazio; un allevamento di visoni da pelliccia, per esempio, ha la possibilità di diventare un serbatoio di potenziali zoonosi.