Invisibile ai nostri occhi, e soprattutto non udibile alle nostre orecchie, c'è in corso da milioni di anni una guerra feroce che si consuma nella notte e si combatte a colpi di suoni e rumori. È quella tra pipistrelli e falene, predatori i primi, prede le seconde, entrambi impegnati in una corsa agli armamenti evolutiva per inventare nuove strategie di attacco o di difesa.
le armi delle falene. L'ultima scoperta in ordine di tempo riguarda proprio questa seconda categoria, la difesa: uno studio pubblicato su Current Biology rivela che le ali di certe falene sono attrezzate per fungere da esca e confondere i pipistrelli durante la caccia, interferendo con le onde sonore che i mammiferi volanti usano per localizzare le loro prede.
Le falene soggetto dello studio sono quelle della famiglia Saturniidae, che comprende 2.300 specie, con alcune delle farfalle notturne più grandi del mondo, come l'atlante, per esempio, o farfalla cobra (Attacus atlas), una specie asiatica che può raggiungere i 30 centimetri di apertura alare, mentre in Europa abbiamo la saturnia del pero (Saturnia pyri), che può arrivare a 20 cm.
Il trucco salvavita. Alcune specie di saturnidi hanno le ali posteriori allungate che fungono da esca per i pipistrelli, spingendoli ad attaccare queste strutture invece di puntare direttamente sul corpo dell'animale. Altre invece ne sono prive: come fanno a difendersi dai predatori? Un'analisi delle loro ali, e una ricostruzione in 3D della loro struttura, ha permesso di scoprire il trucco: la punta delle ali stesse è irregolare e ripiegata su se stessa, in modo tale da riflettere i suoni con forza e in tutte le direzioni.
Quando un pipistrello va a caccia emette un suono, e aspetta che le onde rimbalzino sugli oggetti circostanti per ricostruire un'immagine dell'ambiente in cui si trova e individuare eventuali prede. La punta delle ali delle falene studiate funge da catalizzatore per il sonar dei pipistrelli: quando la loro "voce" colpisce un saturnide, sono proprio le ali a restituire l'eco più potente, distraendo la loro attenzione da altre parti più fragili del corpo dell'animale.
L'inganno dell'ala. In altre parole, quando un pipistrello individua una falena si dirige deciso verso la punta delle ali, ed è lì che attacca; pur se danneggiata, la falena riesce comunque a continuare a volare e a sfuggire al tentativo, cosa che invece le sarebbe impossibile se il pipistrello puntasse direttamente sul suo corpo. Secondo gli autori dello studio, questa scoperta non solo aiuta a capire ancora meglio come funziona la corsa agli armamenti tra falene e pipistrelli, ma potrebbe anche avere applicazioni per noi esseri umani, che potremmo integrare questa strategia, per esempio, nella costruzione di veicoli anti-sonar.