Che le formiche avessero un "supernaso" lo sapevamo già. Ma quello che emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Biology e condotto dai ricercatori del dipartimento di scienze biologiche della Vanderbilt University (USA), è che questi insetti eusociali si servono delle proprie capacità olfattive per riconoscere un intruso proveniente da altre colonie e attaccarlo.
Fammi annusare. Per distinguere i "compagni di nido" dai nemici, le formiche seguono un meccanismo ben preciso: attraverso dei recettori, decodificano i marcatori chimici presenti nell'odore altrui (come ad esempio gli idrocarburi cuticolari, che negli insetti fungono da barriera anti-disidratazione) e se non corrispondono a quelli dei compagni… partono all'attacco!
Amico fino a prova contraria. Per studiare questo comportamento i ricercatori hanno effettuato degli esperimenti su alcune formiche della Florida (Camponotus Floridanus): prima di iniziare i test sono intervenuti sui recettori dell'odore utilizzando un agente chimico che ne annullasse o aumentasse la sensibilità. I risultati sono stati sorprendenti: le formiche con i recettori inalterati continuavano a riconoscere gli intrusi e attaccarli, mentre quelle con i recettori alterati (ultrasensibili o inibiti) erano molto meno aggressive.
«Il nostro studio dimostra che, a meno che la minaccia non sia chiara, le formiche sono più propense a non mostrare aggressività», spiega Stephen Ferguson, specializzando a capo dello studio. Questo meccanismo, che potrebbe aver contribuito al successo evolutivo di questi insetti, rappresenta «un'importante lezione sul controllo dell'aggressività anche per altri esseri sociali, come noi umani».