Con appena un quinto dell'intero pavimento oceanico mappato finora, potremmo a ragione definire gli oceani terrestri luoghi alieni, più misteriosi di certi crateri marziani. E proprio in una delle aree più remote e interessanti degli abissi, nel luglio 2017 è stata trovata questa spugna, ora finalmente descritta e classificata in uno studio scientifico. Con quell'aspetto che ad alcuni ricorda la faccia di E.T., la nuova specie non poteva che essere chiamata Advhena magnifica, "alieno magnifico" - anche se da un certo punto di vista siamo noi, i visitatori alieni piombati nel suo habitat.
Una vecchia conoscenza. La spugna marina, fissata al fondale grazie a una sorta di stelo e munita di due grandi aperture simili ad occhi, è stata fotografata due volte dalla Okeanos Explorer, la nave di ricerca della NOAA che scandaglia i fondali oceanici con l'aiuto di sottomarini a comando remoto (ROV). Nel 2017, l'Advhena magnifica era stata trovata all'interno di una foresta di spugne silicee (un tipo di spugna diffuso in acque profonde) nel fondale dell'atollo Johnston, a ovest delle Hawaii. Ma ad alcuni quel faccione da extraterrestre era sembrato familiare: in effetti, già nel 2016 la Okeanos Explorer aveva incontrato la spugna sui rilievi oceanici vicino alla Fossa delle Marianne; un campione era anche stato prelevato, e si trovava al Museo Nazionale di Storia Naturale dello Smithsonian.

Assorbire i nutrienti. Ora Cristiana Castello Branco, ricercatrice dello Smithsonian, ha descritto l'invertebrato in un articolo pubblicato su PeerJ. Le cavità simili a occhi sulla spugna sono in realtà osculi, gli orifizi dell'apparato digerente attraverso i quali le spugne espellono l'acqua in precedenza aspirata dai pori. Le spugne sono organismi filtratori che si nutrono di piccoli organismi e particelle organiche sospese nell'acqua. Le spugne silicee, la classe a cui appartiene anche l'Advhena magnifica, sono costituite da spicole, minuscole strutture anatomiche in silice, lo stesso materiale di cui è composto il vetro: ecco perché in inglese sono anche chiamate glass sponges, "spugne di vetro".
Il labirinto di pori e canali della loro struttura permette di intercettare i nutrienti sospesi nell'acqua; queste spugne sono infatti quasi sempre rivolte in direzione della corrente, mentre il loro lungo stelo permette di elevarsi in aree più ricche di nutrienti rispetto al fondale.
Habitat ideali. Anche se le spugne si trovano in genere a 450-900 metri di profondità, la spugna E.T. è stata prelevata a 2.028 metri sotto la superficie, e la Euplectella sanctipauli, un'altra spugna silicea descritta nell'articolo, a quasi il doppio di profondità.
Come i coralli, le spugne sono fondamentali per il mantenimento degli equilibri ecosistemici, perché forniscono la struttura in cui altri organismi abitano e regolano la microfauna e la microflora acquatica.