I trilobiti erano un gruppo di artropodi acquatici che hanno dominato gli oceani della Terra dall'inizio del Cambriano, 520 milioni di anni fa, fino alla loro estinzione, avvenuta circa 250 milioni di anni fa. Nel corso dei 270 milioni di anni che hanno passato sul nostro pianeta, i trilobiti si sono evoluti in una straordinaria varietà di forme: solo le specie conosciute grazie ai loro fossili e descritte dalla scienza sono più di 20.000. È normale quindi che ogni tanto si scopra qualcosa di nuovo su qualcuna di queste specie; meno normale è quando questo qualcosa era stato già scoperto 40 anni fa da una persona che, al tempo, non trovò alcun appoggio alle sue idee nella comunità paleontologica.
Eppure Wilhelm Stürmer, questo era il suo nome, aveva notato qualcosa di straordinario: l'esistenza di un gruppo di trilobiti i cui occhi sono diversi da quelli di qualsiasi altro animale sul pianeta. Quarant'anni dopo, uno studio pubblicato su Scientific Reports gli rende giustizia.
Paleontologo per hobby. Wilhelm Stürmer era un radiologo, ma fu anche uno dei pionieri dell'utilizzo dei raggi X nella paleontologia (i fossili erano la sua passione). Analizzando il materiale contenuto nel suo archivio fotografico, l'autrice dello studio, Brigitte Schoenemann (università di Colonia, Germania), ha riscoperto tra l'altro una serie di foto a raggi X di alcuni trilobiti appartenenti al sottordine Phacopinae. Nelle foto si vedono chiaramente una serie di filamenti che partono dagli occhi degli animali e vanno verso il cervello: Stürmer al tempo scrisse che secondo lui erano neuroni, una conclusione che venne però respinta dalla comunità scientifica. Quarant'anni dopo però la tecnologia è avanzata abbastanza da permettere di controllare con più precisione se il radiologo avesse ragione - ed è quello che hanno fatto Schoenemann e il suo team, recuperando i fossili originali e sottoponendoli a TAC.
Quello che hanno scoperto è, innanzi tutto, che Stürmer aveva ragione: i filamenti che partono dagli occhi sono nervi ottici. Ma la vera scoperta (anche questa intuita da Stürmer) è che la forma di questi occhi è diversa da quella di qualsiasi altro occhio esistente nel regno animale. La maggior parte dei trilobiti ha occhi composti simili a quelli delle mosche: un pattern di esagoni (faccette), ciascuno dei quali contiene otto fotorecettori.
I super-occhi dei trilobiti. I Phacopinae, invece, erano più complessi: ogni occhio era composto da 200 diversi sotto-occhi, o lenti, del diametro di 1 mm, e ogni lente conteneva sei faccette diverse, ciascuna con i propri fotorecettori.
In altre parole, l'occhio dei Phacopinae era un ultra-occhio, composto di 200 occhi composti, ciascuno complesso come quello di una mosca: una struttura che permetteva loro di vedere il mondo in un modo che noi umani, con la nostra visione limitata, non riusciamo neanche a immaginare, e che probabilmente dava a questi trilobiti una serie di vantaggi sulle loro prede. Stürmer, morto negli anni Ottanta, non saprà mai che aveva avuto ragione.