A briglia sciolta
Il cavallo è un animale dalle abitudini frugali: si accontenta di un po’ di erba e si adatta alle condizioni ambientali più avverse. Ne sanno qualcosa i cavalli di razza islandese, abituati a vivere nel gelo dei fiordi. Oltre a essere resistenti come rocce sono anche molto mansueti. Per questo sono adatti ai cavalieri principianti e ai bambini. Ma anche i più esperti non disdegnano iol cosiddetto “cavallo a cinque marce”. Oltre alle tre classiche andature – passo, trotto e galoppo – infatti, questo cavallo si muove anche con l’ “ambio veloce” e il tölt. Il primo è un trotto contraddistinto dal movimento simultaneo in avanti o indietro degli arti dello stesso lato, mentre il secondo è un andatura veloce a 4 tempi particolarmente sciolta, dai movimenti aggraziati e lineari per una cavalcata rilassante senza gli sbalzi tipici del trotto.
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Testi e ricerca fotografica di Alessandro Bolla
In molte zone del mondo il cavallo è ancora oggi una delle primarie fonte di sostentamento. In Mongolia, per esempio, dove buona parte della popolazione è nomade e vive in zone rurali. Il cavallo da oltre 3.000 anni è al centro dell'economia e della vita familiare di questo popolo formato da cavallieri e allevatori esperiti e ricopre diverse funzioni. È usato come mezzo di trasporto e come alimento. Lo sterco invece è un utile combustibile al posto della legna, quasi del tutto introvabile nelle pianure erbose del paese. Dalla fermentazione del latte delle giumente, poi, i mongoli ottengono l’airag, una bevanda leggermente alcolica e frizzante.
Le corse dei cavalli, o nadaam sono lo sport nazionale: si svolgono in ogni provincia e hanno come protagonisti bambini con meno di 10 anni che si sfidano in corse mozzafiato. Il percorso di 30 chilometri deve essere completato in meno di 45 minuti.
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L’olfatto dei cavalli, pur non essendo sviluppato come quello dei cani, è sicuramente molto più potente del nostro. Con il naso il cavallo identifica il cibo, percepisce l’avvicinarsi di un predatore, riconosce i suoi simili e anche gli esseri umani. E quando fiuta lo fa in modo piuttosto energico e rumoroso forzando l’aria nelle cavità nasali. Gli stimoli odorosi vengono elaborati in una zona del cervello chiamata bulbo olfattivo, coinvolta anche nel senso del gusto.
Attorno al naso e alle labbra poi ci sono le vibrisse: grossi peli rigidi che forniscono al cavallo importanti informazioni tattili. Gli permettono, per esempio, di capire cosa c’è sul fondo della mangiatoia pur non vedendolo, o di muoversi al buio senza andare a sbattere. Le vibrisse sono un fondamentale organo di senso e non devono, per nessun motivo, essere tagliate.
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Landivisiau è un piccolo paesino della Bretagna, in Francia, noto per i suoi allevamenti di cavalli da tiro di razza Bretone e Postier Breton: animali eleganti ma possenti che possono arrivare fino ai 950 Kg di peso, impiegati per secoli come forza motrice per trainare pesantissimi carrelli nelle miniere di carbone.
Ogni anno, il lunedì dopo Pentecoste, Landivisiau ospita un importante mercato di cavalli: aste, gare, dimostrazioni e spettacoli equestri portano nella cittadina Bretone migliaia di appassionati da ogni angolo della Francia e non solo.
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Un Amish a spasso con il suo calesse per le strade della Pennsylvania. Gli Amish sono una confessione di stampo protestante nata in Svizzera attorno al 1500 e trasferitasi negli Stati Uniti nel XVII secolo. Allevatori di cani e cavalli, gli Amish vivono in comunità rurali che si fondano su solidi rapporti familiari e regole religiose ferree. Rifiutano ogni tipo di civilizzazione per paura che possa intaccare i loro principi guida. E di conseguenza il loro stile di vita è quello degli agricoltori del tardo ‘800. Non utilizzano la corrente elettrica e il cavallo è la loro unica forza motrice. Per spostarsi e trasportare le merci utilizzano i buggies: tipiche carrozze nere leggere e maneggevoli.
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La jineteada o rodeo argentino, è una tradizione ancora oggi molto viva in tutta la zona rurale del sud america. I gauchos, l’equivalente argentino dei cowboy, si sfidano in gare di abilità in groppa a cavalli particolarmente focosi e spesso indomabili. Cadute rovinose, lividi e ossa rotte fanno da contorno a queste manifestazioni che si tengono in diverse zone del paese. L’apparente violenza della jineteada nasconde in realtà il profondo legame che unisce i gauchos ai loro cavalli. Questi animali sono compagni di lavoro, mezzi di trasporto e fonte di reddito per mantenere le loro famiglie. I cavalli della jineteada non sono mai maltrattati, anzi: più fanno cadere i cavalieri, più sono rispettati dai gauchos.
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I cavalli sono ipersensibili alle condizioni meteorologiche: come sanno bene anche i cavalieri non esperti i cambiamenti del tempo e il mutare delle stagioni influenzano sensibilmente il comportamento di questi animali. Poco prima di un temporale, quando la pressione atmosferica è alta e l’aria carica di ioni, diventano nervosi, instabili e aggressivi. Vento e pioggia rendono la vita piuttosto dura ai cavalli che vivono all’aperto: per ripararsi dalle intemperie ogni animale del branco si dispone con la schiena al vento in funzione del suo livello nella scala gerarchica. Nella parte più esterna stanno i soggetti più deboli e meno importanti, all’interno quelli di “classe” più elevata, che hanno un ruolo più rilevante nel branco, che possono così godere della protezione dei primi.
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Per i giovani cavalli, come per molte altre specie animali compreso l’uomo, il gioco è indispensabile allo sviluppo fisico e comportamentale. I puledri, poche ore dopo la nascita, iniziano a giocare da soli con corse in circolo e piccoli salti. A tre-quattro settimane di vita i piccoli iniziano a giocare tra loro: corse sfrenate, sgroppate e calci in aria ma anche mordicchiamenti reciproci e inseguimenti sono le manifestazioni più evidenti. I maschi solitamente giocano tra loro più delle femmine e spesso in modo più esuberante.
Il cavallo è un animale sociale e questa forma di interazione con i suoi simili è assolutamente necessaria per favorire uno sviluppo sano e equilibrato: lo sanno bene quegli allevatori che tengono i puledri e le loro madri tutti insieme in grandi recinti. In modo che i piccoli possano socializzare tra loro.
Una delle caratteristiche fondamentali del cavallo è la curiosità. La sua insicurezza e la sua timidezza, infatti, lo portano a interessarsi con insistenza a tutto ciò che è nuovo e sconosciuto per tentare di capire se rappresenta una minaccia. Olfatto, udito e soprattutto vista sono sempre all’erta pronti a far scattare la fuga in caso di pericolo.
Ma la sua vista spesso lo inganna, perché gli occhi posizionati ai lati della testa non gli permettono di misurare bene le distanze. Il cavallo paraticamente vede con un occhio solo e questo gli impedisce di calcolare con precisione la distanza a cui si trova un’eventuale pericolo. Ecco perché a volte questi animali si imbizzarriscono, spaventati da pericoli che si trovano a una certa distanza. Come ben sa chi si è trovato in sella a un equino impaurito.
Il flehmen, detto anche "riso equino", è un comportamento del cavallo caratterizzato da arricciamento del labbro superiore, estensione del collo e sollevamento della testa. È un atteggiamento tipico di molte specie di mammiferi (anche i gatti lo fanno, scopri perché) che serve a facilitare il passaggio delle sostanze odorose verso l’organo vomero nasale. Tirare in su il labbro superiore permette al cavallo ti chiudere le narici e trattenere così l’odore all’interno dell’apparato olfattivo. Tale comportamento si osserva prevalentemente tra gli stalloni soprattutto quando ci sono femmine in calore nelle vicinanze: la loro urina e le loro secrezioni sono infatti ricche di ferormoni che stimolano la risposta sessuale del maschio. Il flehmen tuttavia può anche essere una banale reazione nei confronti di odori sgradevoli o pungenti come il fumo o la vernice.
Il combattimento tra i cavalli prevede un cerimoniale preciso e articolato: quando due maschi si avvistano, iniziano a nitrire e scalpitare rumorosamente e pian piano si avvicinano l’uno all’altro, con le orecchie abbassate e lo sguardo minaccioso. Dopo essersi scambiati il fiato attraverso le narici, il cosiddetto froge, inizia il combattimento vero e proprio, fatto di calci, morsi, impennate e spinte spalla contro spalla.
Gli scontri tra stalloni possono diventare cruenti ma difficilmente oltrepassano un certo limite: prima o poi uno dei due riconoscerà la superiorità dell’avversario e se ne andrà per la sua strada prima che una mascella rotta o una zampa spezzata lo condannino alla morte per fame.
Quando ci si avvicina per prima volta a questo animale si può notare come uno dei primi movimenti che compie sia quello di portare il muso in avanti per annusare lo sconosciuto. In questo modo il cavallo cerca di stabilire un rapporto con chi ha di fronte, tenta di capire se ha intenzioni poco amichevoli o se gli sta portando del cibo. Lo stesso tipo di comportamento si manifesta tra due cavalli che si incontrano per la prima volta: avvicinano le narici e ciascuno annusa il fiato dell’altro.
Quando si vede un cavallo per la prima volta può essere utile imitare il loro comportamento e soffiare con delicatezza verso il suo naso. Lui ci risponderà facendo altrettanto.
L’origine della staffa si perde nella notte dei tempi: utilizzata dai mongoli già nel IV secolo dopo Cristo, si diffonde nel mondo occidentale grazie ad Attila circa 150 anni più tardi. Il condottiero barbaro si era infatti accorto che i cavalieri di alcune delle tribù sotto il suo comando, muovendosi su cavalli montati con le staffe arrivavano prima e cavalli e cavalieri erano molto più freschi e riposati. La staffa infatti, oltre a garantire una miglior solidità del binomio cavallo-cavaliere e quindi una maggior stabilità durante il combattimento, assicura all’uomo una posizione meno faticosa per le gambe. Nei dipinti prececenti il IV secolo giunti fino a noi si può osservare come i cavalieri privi di staffe adottassero una posizione in sella molto sbilanciata all’indietro. In questo modo gravavano eccessivamente sui posteriori del cavallo rallentandone sensibilmente l’andatura.
Il cavallo di Prezwalsky (Equus ferus przewalskii) è ritenuto dagli esperti l’unico vero cavallo selvatico che non ha mai subito influenze da parte dell’uomo. Ha mantenuto quasi del tutto inalterate le caratteristiche fisiche nel corso dei millenni. Fu scoperto nel 1881 dal colonnello russo Prezwalsky che lo battezzò. E' l’unico che accoppiato con altri equini dà vita a soggetti fertili, a differenza di asini e zebre che accoppiati con i cavalli, danno vita a muli o zebroidi sterili. Il Prezwalsky ha rischiato l’estinzione a causa della dell’uomo. Per questo è nata, negli anni 70, una fondazione per la sua protezione, che si è occupata dello scambio di animali in cattività, per evitare che si accoppiassero tra consanguinei. Nel 2002 la popolazione complessiva era di circa 1000 esemplari, tutti discendenti da un branco di 15 esemplari catturati nel 1900 e allevati negli zoo di tutto il mondo.
Chi l’ha detto che i cavalli dormono in piedi? Come la maggior parte degli animali anche il cavallo riposa disteso e raggomitolato su se stesso con la testa alzata o adagiata a terra. Quando arriva il sonno profondo può anche sdraiarsi su un fianco per lasciarsi andare a lunghe ronfate. Nei branchi allo stato brado una o due sentinelle vigilano sul sonno dei compagni.
I cavalli possono comunque sonnecchiare anche stando in piedi. Testa bassa e labbro inferiore pendente sono i due segni più visibili di questo stato di torpore che è più frequente quando sono a pancia piena e nelle ore più calde della giornata.
Al cavallo è legata anche l'immagine del cow-boy, che rimanda a miti come il coraggio, la vita di frontiera e le avventure. Ma in realtà questi mandriani a cavallo occupavano un posto piuttosto basso nella scala sociale del Nord America alla metà dell‘800. Un lavoro duro e pericoloso, una vita quasi sempre all’aperto e spesso in solitudine per uno stipendio da fame. E quasi sempre si dedicavano a questo mestieri i più poveri e disperati.
Dopo la guerra di secessione molti schiavi liberati dalle piantagioni andarono a lavorare come mandriani nei grandi ranch dell’ovest. La stessa strada venne seguita nel Novecento da moltissimi nativi americani, che con lo scioglimento del sistema delle riserve si trovarono senza una casa, senza un soldo e senza un lavoro.
Lo zebroide o zebrallo o zorse (da zebra e horse) è uno degli ibridi più curiosi che abbiano mai avuto origine da un cavallo. Poco addomesticabile, soprattutto se eredita il carattere selvatico e praticamente indomabile della madre zebra. Uno degli ultimi zebroidi di cui si ha notizia è nato dall’amore di uno stallone andaluso per una zebra, entrambi ospiti di un grande centro ippico nel bresciano.
Molto più comuni sono invece i muli, frutto dell’unione tra un asino e una cavalla, e il bardotto che ha per padre un cavallo e per madre un’asina.
Nonostante la maggior parte di questi ibridi sia sterile, la letteratura veterinaria contempla numerosi casi di mule e bardotte che hanno dato alla luce dei puledri.
Tra i numerosi "mestieri" del cavallo da qualche anno c'è anche quello della guida per non vedenti. La Guide Horse Foundation, associazione statunitense, addestra infatti dal 1999 pony di taglia piccola come accompagnatori. Questi animali sono molto recettivi e imparano in fretta. Si può insegnare loro a vivere in casa e a fare i loro bisogni all’aperto come i cani. Sono molto sensibili inoltre e possono instaturare con l’amico umano un rapporto unico e speciale.
Non tutti i pony possono comunque fare da guide: prima di essere ammessi a questa particolare scuola i cavallini devono superare severissimi test attitudinali.
Foto: © The Guide Horse Foundation
Due cavalli in vendita giocano tra loro, forse ignari del proprio destino o forse per cercare di dimenticarlo, almeno per un pò. Siamo alla fiera di Skaryszew, in Polonia, il più grande mercato di cavalli d'Europa.
Da tre secoli, ogni primo lunedì di Quaresima allevatori, commercianti e macellai di tutta Europa, in particolare dall'Italia, giungono in questa cittadina per una festa storica nella quale è inserito uno dei mercati più contestati dai movimenti in difesa degli animali.
Della tradizione, infatti, oggi rimane solo la data e il luogo: tra i fiumi di vodka, musica folk e abbuffate di cibo non si contano i maltrattamenti sotto gli occhi di tutti verso questi animali destinati all'esportazione in altri paesi europei, dove verranno poi macellati.
Spesso provenienti da zone rurali dove non servono più, i cavalli vengono venduti a prezzi convenienti. E quella che un tempo era l'orgoglio della Polonia, ossia il rispetto per questi animali belli e fieri, oggi si misura in un tanto al chilo.
Lasagne e hamburger che nitriscono: lo scandalo europeo della carne di cavallo spacciata per carne bovina.
A briglia sciolta: tante foto e curiosità su questi splendidi animali.
Un cavallo per amico, perchè "un uomo senza cavallo è come un uccello senz'ali" (proverbio mongolo).
Foto: © © Peter Andrews/Reuters
Dura la vita dello studente, quando lezioni, esercitazioni ed esami occupano gran parte del tempo. Lo stesso vale per i cavalli della Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna, una vera e propria università equina.
Fondata durante l'impero austriaco nel 1572, è la più antica nel suo genere. Il riferimento alla Spagna deriva dagli stalloni andalusi, tra i capostipiti della prestigiosa razza lipizzana, l'unica ammessa da sempre nella scuola. I lipizzani sono animali dotati di una memoria eccezionale e anche se molto focosi, sono docili e facili da addestrare, l'ideale per imparare a realizzare anche le figure più acrobatiche con estrema grazia. Un tempo provenienti da un antico allevamento imperiale di Lipizza, nelle vicinanze di Trieste, oggi i puledri lipizzani vengono allevati e selezionati in una scuderia a Piber, in Stiria.
Varcata la soglia della scuola a circa 4 anni, i giovani stalloni bianchi vengono istruiti secondo antiche tecniche utilizzate per addestrare i cavalli da guerra, tramandate oralmente da oltre 400 anni. Per completare gli studi e diplomarsi “professore” solitamente sono necessari dai 4 ai 6 anni di addestramento e il cavallo deve superare tutti e 3 i livelli di insegnamento previsti: prima equitazione, campagna scolastica e alta scuola.
Tra capriole, courbette e levate questi maestosi stalloni bianchi si esibiscono in figure davvero sorprendenti sotto gli occhi del pubblico nell'arena della Scuola di Equitazione Invernale nell'Hofburg di Vienna.
Come nei più prestigiosi campus universitari, ogni cavallo della scuola riceve un'assistenza individuale e un'alimentazione ad hoc, oltre a un programma giornaliero di benessere che comprende piscina, solarium (nella foto) e terapia con luce infrarossa e ultravioletta.
Un cavallo per amico: tutto quello che ancora non sai sui cavalli nel nostro speciale.
A briglia sciolta: tante straordinarie immagini e curiosità dal mondo dei cavalli.
Foto: © Lisi Niesner/Reuters
Se vi potrebbe sembrare un po' strano vedere il vostro dentista pulire i denti a un cavallo, in Colombia è la normalità. Per arrotondare lo stipendio, i dentisti spesso offrono le proprie prestazioni ai cavalli impiegati nelle gare di equitazione. I trattamenti proposti, che comprendono anche la realizzazione di stampi e attrezzature per correggere eventuali problemi con l'allineamento dei denti e il morso, vengono effettuati solitamente due volte al mese nell'arco di sei mesi, per un costo a seduta di 170 $.
I denti dei cavalli d'altra parte non sono importanti solo per masticare il cibo, ma anche per determinarne il sesso e l'età. Come una piccola enciclopedia sulle caratteristiche dell'animale, la bocca del cavallo rivela infatti se si tratta di un maschio o di una femmina in base al numero dei denti (40 nel primo caso, 36 nel secondo perché mancante dei canini, chiamati “scaglioni”), ma anche quanti anni ha il cavallo senza bisogno di leggere ulteriori certificati.
I cronografi dell'età equina sono gli incisivi, di cui si valuta soprattutto la forma della tavola dentaria, ma anche la lunghezza, il consumo e il colore.
Attenzione però, non cercate di aprire la bocca del primo cavallo che incontrate: giovane o vecchio che sia, potrebbe lasciarvi un “ricordo” dei suoi denti!
Per sapere tutto ma proprio tutto sui cavalli guarda qui.
Foto: © John Vizcaino/Reuters
Se siete abituarli a vederli correre all'aria aperta, in mezzo a un prato o sotto alla neve strabuzzerete gli occhi davanti a questo cavallo che nuota davanti alle coste di Malta. Il magnifico animale è stato portato in mare dall'addestratore che lo prepara alle gare di velocità: si tratta infatti di un esemplare da corsa, che dopo qualche metro ha preso confidenza con l'insolito habitat nuotando per mezz'ora insieme all'istruttore. Terminata la nuotata rinfrescante il bestione di 450 chili di peso si è concesso un po' di meritato riposo. Guarda anche la gallery dedicata ai cavalli
Perché i cavalli dormono (anche) in piedi?
"Un uomo senza cavallo è come un uccello senza ali", recita un proverbio tradizionale della Mongolia. E in effetti tra i pastori nomadi di questo paese e i loro destrieri si crea un legame davvero speciale. Un nuovo cavallo è tra i primi regali che un bambino riceve, e possederne molti è considerato un segno di grande prestigio. Lasciati quasi sempre in libertà, questi animali vengono risparmiati dai carichi gravosi e trattati con ogni riguardo: del resto, si dice siano i diretti discendenti dei veloci destrieri che consentirono a Gengis Khan e alla sua armata di costruire un impero tanto vasto. Nella foto, una mandria di cavalli attraversa al galoppo una regione della Mongolia Interna (Cina), sfidando una temperatura di - 30 °C.
Guarda anche una fotogallery e uno speciale dedicati ai cavalli
[E. I.]
Dopo tanta fatica, il meritato riposo. Ecco un cavallo da corsa che si rilassa sotto una “tenda a nebbia”, dove grazie ai nebulizzatori che creano una sottilissima pioggerellina e alcuni ventilatori si può rinfrescare.
Sono lontani i tempi in cui i primi equini scorrazzavano liberamente al riparo dagli uomini: i più vecchi antenati dei cavalli, apparsi sulla Terra circa 55 milioni d’anni fa, non superavano i 30 - 40 cm d’altezza al garrese (il punto più alto del dorso) e le zampe erano formate da quattro dita, con le quali camminavano bene sul suolo molle delle foreste. Ma quando gradualmente il suolo cominciò ad asciugarsi e i predatori aumentarono, questo animale fu costretto a correre più veloce e a cambiare tipologia di arti, che diventarono più allungati e con un unico zoccolo in fondo.