Gli escrementi di erbivori preistorici ritrovati sul fondo di un lago potrebbero aprire nuovi scenari sulla scomparsa di grandi mammiferi come mammut, mastodonti e bradipi giganti.
Elisabetta Intini, 20 novembre 2009
Decenni di elucubrazioni storiche messe in crisi da un po’ di cacca. Un mucchietto di letame lasciato forse da un mammut nelle foreste dell’Indiana (Nord America), potrebbe aiutare a riscrivere la storia dell’estinzione dei grandi mammiferi scomparsi.
La scoperta recentemente pubblicata sulla rivista Science, fornisce preziose informazioni sulle conseguenze ecologiche della scomparsa dei bisnonni preistorici degli elefanti.
Lago "inquinato". La "colpa" è tutta di un fungo: la Sporormiella, le cui spore si sviluppano principalmente nelle feci dei grandi erbivori. Un team di ricercatori della Università del Wisconsin di Madison (Stati Uniti) ha raccolto campioni di questi escrementi sul fondo del Lago Appleman, nell’Indiana. I "bisognini" - appartenuti a un mammut o a qualche altro grande mammifero - erano mischiati a diversi strati di fango e sedimenti del bacino.
Attraverso la conta delle spore e dei pollini presenti nei reperti, gli scienziati hanno tentato di ricostruire la storia degli antichi cambiamenti ambientali avvenuti nella zona. Con risultati sorprendenti: il declino della megafauna cui appartenevano anche i mammut sarebbe iniziato, in quest’area, tra i 14 mila 800 e i 13 mila 700 anni fa, periodo in cui le spore di Sporormiella iniziano a scomparire dai sedimenti.
Presunti innocenti. Questo tipo di datazione scagionerebbe dalla rosa dei possibili "indiziati" per la scomparsa dei mammut, i cacciatori preistorici della popolazione dei Clovis, comparsa in Nord America mille anni più tardi. Dopo il ritrovamento di utensili adatti alla caccia di animali di grossa taglia, questo popolo era stato in passato indicato come possibile corresponsabile dell’estinzione dei grandi erbivori. Tra i nuovi "sospettati", potrebbero esserci alcune popolazioni antecedenti ai Clovis, la cui presenza nella zona, però, è ancora discussa.
Da accantonare, secondo i ricercatori, anche l’ipotesi della scomparsa dovuta alla caduta di un meteorite (o di un altro oggetto celeste) sulla Terra 12 mila 900 anni fa. I mammut, stando alle analisi dello sterco, avrebbero iniziato a estinguersi ben prima dell’impatto.
La riscossa della foresta. Lo studio si è poi concentrato sulle conseguenze che la scomparsa dei mammut avrebbe avuto sulla vegetazione. I pollini trovati nei sedimenti infatti, indicherebbero per il periodo successivo all’estinzione, un aumento delle piante a foglie caduche che prima probabilmente, erano tenute "sotto controllo" dall’appetito di questi bestioni. La scoperta potrebbe avere implicazioni anche sui moderni equilibri tra fauna e vegetazione: "Sappiamo che i grandi erbivori sono tra gli animali più minacciati del paesaggio" ha detto Jacquelyn Gill, a capo della ricerca.
"Ora stiamo iniziando a capire quanto il loro ruolo sia importante per l’ecologia".
Proiettili "extraterrestri" nelle zanne dei mammut (vai alla notizia)
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