Si apre la strada ai processori molecolari.
I laboratori IBM di Zurigo, tra i pionieri nello studio delle nanotecnologie, hanno sviluppato un sistema nanomeccanico di sonde parallele capaci di leggere i bit immagazinati a livello atomico. (Foto: © IBM) |
Chip delle dimensioni di un francobollo capaci di memorizzare le informazioni di un'intera biblioteca? La collezione completa di Focus archiviata in un microchip non più grande di un'unghia?
La strada verso la miniaturizzazione estrema dei microprocessori ha raggiunto un punto di svolta. Ibm e Hewlett-Packard hanno infatti messo a punto chip di memoria ad altissima densità, capaci di immagazzinare in uno spazio ridottissimo enormi quantità di dati.
Il chip di Ibm, battezzato “millipede” (millepiedi), contiene, in uno spazio grande come un francobollo, un terabyte di dati, equivalenti a mille miliardi di byte (o mille giga). Il millipede consiste in una superficie costituita da un polimero semisolido, in cui i dati vengono incisi da 1.024 bracci, simili a quelli di un giradischi, ciascuno grande un centesimo di millimetro.
Addio al silicio. Il chip di HP, invece, elaborato nel Quantum Science Laboratory, può contenere 6,4 gigabytes di dati, cioè quanto un Dvd, di dati in un centimetro quadrato. Il chip di HP, inoltre, non è di silicio, ma di molecole chiamate rotaxani: è la prima dimostrazione pratica della cosiddetta elettronica molecolare.
Maggiori informazioni e approfondimenti sulle nanotecnologie possono essere consultati sul numero 122 di Focus in edicola il 10 novembre 2002.
(Notizia aggiornata al 26 ottobre 2002)