Innovazione

e-Sight: occhiali hi-tech per ipovedenti

Telecamere e monitor in formato mini in un dispositivo che migliora radicalmente la visione agli ipovedenti.

Ricordano molto da vicino la protesi visiva dell'ingegnere capo dell'Enterpise, nella serie Star Trek: in realtà gli occhiali della canadese e-Sight non sono altrettanto "avanzati", ma sono uno strumento che ha del formidabile, capace com'è di semplificare la vita a quanti hanno gravi disturbi della vista.

Vedere il mondo. Telecamere, software, sensori e due piccoli schermi sono gli elementi che costituiscono gli occhiali hi-tech e-Sight 3. Le microtelecamere rilevano e inviano a due monitor OLED le immagini. L'ipovedente riceverà così, a poca distanza dai suoi occhi, un'immagine più nitida e migliorata della realtà che ha di fronte. È un passo in avanti importante verso nuove e ancora migliori applicazioni: gli sviluppatori di e-Sight hanno infatti anche lavorato alla soluzione di problemi abbastanza comuni con le tecnologie, come il senso di nausea o la perdita di equilibrio.

PROBLEMi FAMILIARi. L'azienda, la e-Sight, ha una storia interessante. È stata fondata da Conrad Lewis, ingegnere, spronato ad affrontare le problematiche dei disturbi della vista "per fare qualcosa" per le sue due sorelle, entrambe affette da gravi deficit alla vista. È una storia che ha un precedente illustre: Alexander Graham Bell (a cui a torto o a ragione attribuiamo l'invenzione del telefono) lavorò tutta la vita allo sviluppo di dispositivi acustici che potessero alleviare le difficoltà della madre e della moglie, entrambe sorde.

L'IPOVISIONE IN CIFRE. Si stima che al mondo ci siano circa 300 milioni persone affette da ipovisione, ossia da una significativa riduzione della vista, quasi al limite della cecità. In Italia sono almeno 1.200.000 e devono affrontare numerose sfide quotidiane, e tecnologie come gli e-Sight promettono un significativo aiuto.

La ricerca, naturalmente, continua: il visore canadese, come altre soluzioni simili, non funziona per tutte le malattie oculari. Non produce, per esempio, risultati apprezzabili per chi soffre di glaucoma. Ma la tecnologia permette anche di fare progressi repentini e non è detto che prima o poi non si arrivi persino al visore che trasmette direttamente al cervello, come nella fantascienza di Star Trek.

27 maggio 2017 Andrea Rubin
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