Digital Life

La tua stampante fa la spia?

Ogni documento che esce dalla vostra stampante potrebbe portare una firma invisibile che permette di risalire con estrema precisione alla macchina che lo ha stampato, e quindi a voi. Ma voi, probabilmente, non lo sapete.

Forse da oggi guarderete la vostra stampante con occhi diversi: queste macchine sono infatti in grado di rivelare molte informazioni su di voi. A vostra insaputa.

Tradita dalla carta. Tra le ultime a pagare sulla propria pelle questa sinistra caratteristica di una periferica apparentemente innocua c’è Reality Leigh Winner, dipendente dell’NSA (l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza), arrestata qualche giorno fa dall’FBI per aver divulgato documenti riservati tramite il sito di news The Intercept.

Le rivelazioni riguardano la presunta violazione del sistema di voto informatico degli States da parte di hacker russi in occasione delle elezioni presidenziali del novembre scorso.


Secondo quanto dichiarato dall’FBI, la Winner avrebbe confermato di aver stampato in ufficio il dossier classificato e di averlo inviato a The Intercept. L’analisi delle fotografie dei documenti pubblicati sul web avrebbe permesso agli agenti di incastrare la Winner.

Gli agenti che si sono occupati del caso affermano di aver studiato le piegature ben visibili sulle pagine e di aver concluso che il documento è stato prima stampato e poi fisicamente trafugato da una zona controllata.

Occhio ai puntini. Molti esperti di sicurezza e di diritti civili si sono interessati alla questione e hanno effettuato approfondite controanalisi sulle foto.

Un foglio stampato con una HP Laserjet illuminato con luce blu: i puntini gialli sono perfettamente visibili. © Wikimedia Commons

Tra i primi a notare qualcosa di strano c’è stato Ted Han, di Document Cloud. Ingrandendo le immagini, Han ha notato una serie di puntini gialli che formano un rettangolo ripetuto più volte nella pagina. La tonalità di colore è molto tenue e non si nota a una normale lettura. Che cosa sono?

Si tratta di un codice di controllo, utilizzato da anni da diversi produttori di stampanti, che consente di sapere con facilità quando è stato stampato il documento e il numero di serie della macchina che l’ha prodotto.

La questione è ben nota agli esperti e la Electronic Frontier Foundation mantiene sul proprio sito un elenco delle stampanti laser che utilizzano questo sistema di sicurezza.

Il sito della EFF spiega anche come decodificare il codice: basta inquadrarli nell’apposita griglia per scoprire che il documento che incastra la Winner è stato stampato alle 06:20 del mattino dello scorso 9 maggio.


A che cosa servono? Anche se l’FBI non ha confermato di aver seguito quella traccia per arrivare alla Winner, la vicenda è inquietante.

«In realtà», spiega alla BBC Tim Bennet, analista della società di consulenza Vector5 ed esperto di dati, «sistemi di questo tipo servono per evitare le contraffazioni.» Per esempio, permettono di risalire con certezza alla data in cui è stato stampato un documento ed evitano che le stampanti più moderne ed evolute vengano utilizzate per falsificare passaporti, banconote, documenti ufficiali.

Etica o sicurezza? Secondo EFF, il codice a punti sarebbe il frutto di un accordo non ufficiale tra il governo americano e i produttori di stampanti e sfrutterebbe una lacuna normativa nelle leggi degli States, che non impediscono esplicitamente l’utilizzo di sistemi per l’identificazione dei documenti stampati.

Certo è che, dal punto di vista etico, il fatto che le stampanti aggiungano codici di riconoscimento ai documenti senza informare l’utente è quanto meno discutibile.

Il MIT ha pubblicato online già da diverso tempo un progetto dedicato agli "invisible yellow dots" e ha rilevato almeno 45.000 lamentele inoltrate ai produttori con le quali si chiede di disattivare questa funzionalità indesiderata.



Come vedere i puntini? A occhio nudo è piuttosto difficile, ma basta chiudersi in una stanza buia e illuminare il foglio incriminato con una luce a led blu piuttosto intensa per vederli comparire.

I nonni dei puntini La steganografia, cioè la tecnica che permette di nascondere la comunicazione tra due interlocutori, non è certo una novità: è stata ampiamente utilizzata nel corso dell’ultima guerra per permettere alle spie di nascondere messaggi nei posti più impensati, per esempio sotto forma di puntini quasi invisibili nascosti nelle buste dove viaggiavano lettere commerciali o altre missive del tutto innocenti.

Da notare che agenzie come l’NSA, ma anche tutte le altre istituzioni pubbliche e le aziende private, hanno altri modi per sapere con precisione chi ha stampato che cosa. Per esempio salvando in speciali file chiamati log tutte le attività di una stampante: il nome utente di chi l'ha usata, il titolo del documento stampato e via dicendo.

10 giugno 2017 Rebecca Mantovani
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