Salute

L'abbronzatura fa bene o fa male?

Non è vero che il sole fa bene alla salute. L 'esposizione eccessiva ai raggi solari è un sicuro fattore di rischio per la pelle: ecco allora semplici regole per non correre rischi.

Il sole fa bene, la tintarella è salutare ed evita la depressione, basta la crema per non rischiare scottature... Arriva la bella stagione, le vacanze sono alle porte e su giornali, televisioni e radio si leggono e sentono i soliti falsi miti sull'abbronzatura.


La realtà, senza tanti complimenti, è una soltanto: il sole fa male alla pelle. I benefici dell'esposizione ai raggi solari, infatti, sono molto inferiori al rischio di sviluppare tumori e alla certezza di fare invecchiare precocemente la pelle. La parola d’ordine, dunque, è prendere il sole con moderazione, proteggendosi ed evitando le ore più calde.

In questo speciale cerchiamo di fare chiarezza, rispondendo alle domande più frequenti sui pericoli del sole. E svelando alcune curiosità e consigli sulla tintarella.

1. Che cosa succede quando ci abbronziamo?

L'abbronzatura è a tutti gli effetti il modo con cui il nostro corpo si difende dal sole. Tutto merito della melanina, un pigmento che viene prodotto quando siamo colpiti dal Sole e che ha il compito di proteggerci dai raggi ultravioletti (Uv). (Vedi multimedia)

Resistente ed elastica, la pelle costituisce nel complesso uno degli organi più voluminosi del nostro organismo, rappresentando circa il 16% del totale peso corporeo. Di vario spessore (massimo nella pianta del piede – 4-5 millimetri – e minimo – circa 0,5 millimetri – nelle palpebre e nel prepuzio), la cute è composta da cellule di diversa natura.

Il 5% dei raggi viene riflesso, ma il resto penetra nei tessuti e la luce inizia a riflettersi sulle cellule. Parte dell'energia viene assorbita da queste ultime, quella che rimane passa agli strati sottostanti dell'epidermide. Ed è qui che incontra i melanociti, cellule particolari che producono la melanina.


Questione di pigmenti. La melanina è molto importante per l'equilibrio della pelle: non soltanto le dà il colore, ma è in grado di assorbire i raggi Uv e quindi di scaricarne l'energia.


Esistono in realtà due tipi di melanina: quella "scura" (eumelanina) che caratterizza le persone brune, e quella rossa (feomelanina) presente in chi ha i capelli di quel colore. E i biondi? Le possiedono tutte e due.


Più la melanina è scura, più è in grado di svolgere il suo compito: l'abbronzatura è proprio il risultato di questa operazione di difesa. Quando ci si espone al sole, i melanociti producono nuovo pigmento nel giro di 2 o 3 giorni e la pelle si scurisce. L'effetto abbronzatura è subito visibile perché nell'epidermide c'è sempre una piccola scorta di melanina pronta ad intervenire subito.

2. Il sole è dannoso per la salute?

Per molti anni si è pensato che l’esposizione alla luce solare fosse la principale causa del cancro della pelle; oggi la visione dei rapporti tra raggi ultravioletti e tumori è più complessa: da un lato studi recenti hanno confermato che l’esposizione aumenta il rischio di sviluppare tumori della pelle e sottolineato l’importanza di adottare sempre, soprattutto nei bambini, misure preventive; dall'altro, nuovi dati hanno dimostrato che la luce solare, permettendo all’organismo di disporre di adeguati livelli di vitamina D, riduce il rischio di sviluppare tumori di altri organi.

Sole e tumori. L’eccessiva esposizione ai raggi Uv rimane comunque uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dei tumori meno aggressivi, quelli che originano dal rivestimento cutaneo (carcinomi baso e spinocellulari, vedi sotto). Per il melanoma, potenzialmente più aggressivo, i fattori di rischio sono conosciuti solo in parte. Alcuni sono legati strettamente alla persona, ovvero la predisposizione familiare e la presenza di nei e lentiggini – soprattutto se numerosi e di grosse dimensioni, dai bordi irregolari, di forma e colore variabile – e il fototipo (occhi, capelli e pelle chiara).

La fabbrica del colore

I melanociti si trovano in tutto il corpo ma la loro densità cambia da regione e regione. Nel viso se ne trovano quasi 300 mila per mm2, ma nell'interno avambraccio sono poco più di 100 mila. L'intensità dell'abbronzatura non dipende però dal numero di melanociti, ma dalla quantità e dal tipo di melanina prodotta.

Per queste persone l’esposizione al sole - senza adeguate protezioni - è estremamente pericolosa, anche se il sole rappresenta solo il fattore scatenante, soprattutto quando le scottature sono avvenute in età infantile.


Attenti alla vista. Ma il sole può essere nocivo anche per gli occhi; gli effetti più frequenti sono la fotocheratite e la fotocongiuntivite, che possiamo paragonare a una vera e propria scottatura degli occhi. E sono molto dolorose, ma si curano e generalmente non hanno conseguenze a lungo termine. I problemi dell’esposizione al sole possono però essere anche più gravi e comprendono anche la cataratta.


Altri effetti nocivi dell’esposizione solare sono l’invecchiamento precoce della pelle, con perdita progressiva dell’elasticità e dell’idratazione. Diversi studi sembrano inoltre suggerire che l’esposizione prolungata ai raggi Uv possa aumentare il rischio di infezioni virali, batteriche e fungine.


Indigestione solare. Occorre dunque evitare assolutamente l'esposizione al sole? Non c'è bisogno. Facciamo un paragone con l’alimentazione: mangiare è necessario per sopravvivere, ma se tutti i giorni si fa indigestione compaiono danni anche irreparabili. Lo stesso avviene con l'esposizione al sole.

In spiaggia ricorrere sempre alla protezione delle creme solari che evitano le scottature e che vanno spalmate (questo è il sistema corretto) alcuni minuti prima di esporsi al sole, anche nei posti più impensati: per esempio la pianta del piede, come nel caso di queste due bagnanti.

3. Perché il sole fa male alle pelle?

Nonostante l’effetto protettivo dell’abbronzatura, i raggi Uv riescono a penetrare e raggiungere il derma. E qui cominciano i guai e gli effetti negativi.

In primo luogo possono danneggiare il Dna delle cellule della pelle. Nella maggior parte dei casi questi danni vengono riparati, oppure portano alla morte delle cellule stesse. A volte, però, possono trasformare qualche cellula in senso canceroso, provocandone una crescita incontrollata.


Perdita di elasticità. In più, a lungo andare, il sole causa la degenerazione della elastina e del collagene, le due proteine che danno sostegno ed elasticità alla pelle. Rughe, pieghe d’espressione più visibili, solchi sono causate anche dalla mancanza di collagene indotta dal sole. In altre parole, troppo sole fa invecchiare.

Il sole danneggia il DNA

Le radiazioni ultraviolette modificano il patrimonio genetico della cellula perché alterano le basi azotate che costituiscono il DNA, formando legami anomali. Queste alterazioni, se non vengono riparate, possono impedire la normale replicazione del DNA e portare alla comparsa di mutazioni che, a loro volta, possono causare tumori. La cellula è normalmente dotata di meccanismi di riparazione, uno dei quali prevede l’eliminazione di legami anomali tra le basi di DNA e la sostituzione del tratto di DNA danneggiato con uno di nuova sintesi. In una rara malattia ereditaria, lo xeroderma pigmentoso, per esempio, i meccanismi di riparazione del DNA sono alterati e chi ne è affetto è molto sensibile ai danni provocati dalla luce solare e ha un elevato rischio di sviluppare tumori della cute. Si ipotizza che, anche nel caso del melanoma non ereditario debbano esistere, nell’individuo, una o più alterazioni genetiche che compromettono questo meccanismo e favoriscono la comparsa del tumore.

4. Quanti tipi di tumori alla pelle esistono?

Esistono tre principali tipi di tumore della pelle: i carconomi basocellulari, quelli spinocellulari e i melanomi.


Dalle cellule epiteliali hanno origine i carcinomi basocellulari e quelli spinocellulari, mentre dai melanociti si sviluppano i melanomi.


La prognosi dei due tipi di tumore è molto diversa: i primi crescono infatti molto lentamente, e di rado danno luogo a metastasi: molto raramente sono mortali.


Il melanoma, invece, è la forma più grave dei tumori della pelle, ed è particolarmente pericoloso perché rispetto ad altri tumori cutanei può dar luogo con maggiore frequenza a metastasi.

5. Quanto sono diffusi i tumori alla pelle?

Purtroppo l'incidenza dei tumori cutanei è rapidamente aumentata in diversi Paesi, in particolar modo in Australia, Europa e Nord America. Tra le cause, vi è l’assottigliamento dell’ozonosfera e quindi una riduzione della sua attività di filtro dei raggi ultravioletti emessi dal sole. Inoltre, una pelle abbronzata, che in passato era un segno dell’appartenenza alle classi contadine che svolgevano lavori all’aperto, oggi nei Paesi industrializzati è diventata sinonimo di relax, inteso come tempo libero trascorso all’aria aperta. Stiamo più al sole. Anzi, troppo.

Numeri in crescita. Ogni anno nel mondo si registrano 2-3 milioni di casi di tumore cutaneo diverso da melanoma e 130 mila casi di melanoma maligno. In Italia negli ultimi 10 anni il carcinoma basocellulare è cresciuto del 10% e ogni anno si registrano circa 95 nuovi casi ogni 100mila abitanti.
Anche l’incidenza del melanoma, il più temuto, continua ad aumentare (aumento del 4% ogni anno, è al dodicesimo posto fra tutte le forme di cancro) ed è raddoppiata nel corso dell’ultimo decennio. Fino a qualche anno da era considerato un tumore raro. Oggi nel nostro Paese si manifestano 6-9 casi di melanoma ogni 100mila abitanti.

6. Come si sviluppano i tumori alla pelle?

Il carcinoma spinocellulare nasce dalle cellule più superficiali dell’epidermide ed è la forma di tumore cutaneo più chiaramente associato all’esposizione cronica e cumulativa al sole. È il più frequente tra coloro che lavorano all’aperto, colpisce prevalentemente le parti del corpo più esposte, quali viso, orecchie, collo, cuoio capelluto, spalle e dorso. Difficilmente dà luogo a metastasi e si cura con facilità.


Il basalioma, invece, nasce dalla morte delle cellule più profonde dell'epidermde ed è associato a un'esposizone intensa e intermittente, come quella che si riceve durante le vacanze. Si presenta come un piccolo nodulo duro al tatto che progressivamente cresce di dimensioni. In alcuni casi possono essere pigmentati e quindi scambiati per melanomi. Colpiscono dopo i 60 anni e raramente danno metastasi. Si tratta di forme neoplastiche aggressive.

Più complesso è lo sviluppo dei melanomi. I fattori di rischio sono noti soltanto in parte. Alcuni di questi sono strettamente legati alla persona:
- una predisposizione familiare (in circa il 10% dei casi si presenta in due o più individui di una stessa famiglia);
- la presenza di lentiggini o di nei, soprattutto se sono grossi, dai bordi irregolari, di forma e colore variabile o in gran quantità (più di 50);
- occhi, capelli e pelle chiara: queste persone generalmente durante esposizioni solari intense si scottano con facilità, ma non si abbronzano.

Nel caso del melanoma il legame tra l'esposizione ai raggi solari e l'insorgenza del tumore è meno forte rispetto agli altri tumori della pelle. Si è comunque osservato che molti malati di melanoma avevano avuto ustioni solari in età giovanile, oppure avevano mostrato un aumento del numero dei nevi a seguito dell'esposizione ai raggi ultravioletti.

Nei maligni. Statisticamente nel 30% dei casi si originano dai nevi (il termine medico per indicare i nei della pelle), che possono essere presenti fin dalla nascita oppure dalle macchie displasiche.
I nei benigni hanno generalmente una forma circolare e margini netti. Diventano maligni quando si trasformano rapidamente e crescono di dimensione o cambiano di colore.

Le macchie displasiche invece sono più grandi di un neo (più di 5 millimetri), hanno colore variabile e forma irregolare.


A differenza degli altri tumori della pelle, il melanoma può essere letale se non si interviene negli stadi iniziali. È un tumore da non sottovalutare!


Si origina dai melanociti e può crescere sia in superficie sia in profondità. Le cellule tumorali possono staccarsi dalla zona d’origine e raggiungere i linfonodi più vicini (ascelle, inguine e collo) oppure, attraverso la circolazione sanguigna, qualsiasi organo. Il rischio che il melanoma possa dare metastasi è tanto maggiore quanto più alto è il suo spessore. E lo spessore sopra il quale questo rischio comincia ad aumentare è uguale a 1 millimetro.


La mortalità del melanoma è per fortuna in calo perché viene diagnosticato sempre più precocemente, quando l’asportazione chirurgica può risolvere definitivamente il problema: questo anche grazie a una maggiore sensibilità per l’autocontrollo di nei nuovi e anomali (vedi pagina seguente). Secondo uno studio recente pubblicato su Cancer i soggetti con melanoma in situ o sottile hanno una probabilità di sopravvivenza a 5 anni superiore al 90%.

7. Come si riconosce un neo da un melanoma?

Come detto, il melanoma può nascere da un neo o assomigliargli. I nei sono piccole escrescenze cutanee, di solito scure, di dimensioni varie, fino a 2,5 centimetri di diametro. Generalmente di colore marrone scuro, ma anche color carne o giallo e talvolta rosso, possono essere piatti o rilevati, lisci o ruvidi (simili a verruche). Tutti abbiamo dei nei, che si sviluppano durante l’infanzia e ci accompagnano per tutta la vita.

Autoispezione. Ma è importante tenerli d’occhio, sempre e attentamente. Basta abituarsi a scrutare a fondo la nostra pelle, anche tra le dita dei piedi, quando si fa la doccia, davanti allo specchio o con l’aiuto di uno specchietto o di qualche famigliare per le aree che non riusciamo a vedere, come il dorso, i glutei o il cuoio capelluto.
Ma come spiare la macchia cutanea pigmentata e che cosa tenere sotto controllo perché non si trasformi in “un’isola maligna”?


L’American Academy of Dermatology suggerisce un piccolo alfabeto per imparare a distinguere tra nei e melanomi maligini.

A come Assimetria. La maggior parte dei melanomi ha una forma irregolare (assomigliano a isole dai bordi frastagliati viste dall’alto); i nei benigni sono generalmente circolari o comunque tondeggianti. B come Bordi. I margini dei melanomi in fase iniziale sono spesso irregolari e frastagliati. I nevi benigni hanno bordi regolari. C come Colore. I nei benigni hanno una stessa tonalità di marrone. Varie sfumature di marrone o di nero sono spesso i primi segni del melanoma; man mano che il tumore progredisce possono comparire rosso, bianco e anche il blu. D come Dimensione. Aumenti di dimensione, sia in larghezza sia in spessore possono essere segni di una trasformazione. I nei sono di solito piccoli, i melanoma invece superano i 6 millimetri di diametro. E come Evoluzione. Il neo è stabile nella sua forma; una macchia o un neo che continua a crescere diventa invece sospetta.




Una classificazione nuova. Uno studio recente propone di affiancare altre cinque lettere: HARMM (mimando la parola inglese harm, cioè danno).


È un acronimo che ci dice chi sono i pazienti a rischio.

Infatti: H sta per History, e si riferisce alla presenza in famiglia di parenti con melanomi;

A, Age, sottintende l’età superiore ai 50 anni;

R sintetizza Regular dermatology absent, cioè la mancanza di controlli regolari;

M equivale a Mole changes, ovvero i cambiamenti d’aspetto dei nei;

M corrisponde a Male, il sesso maschile.

Maggiore è il riscontro di questi fattori, più crescono le probabilità di melanoma. Comunque, per molti dermatologi, la definizione più semplice e pratica è quella del “brutto anatroccolo”: il melanoma, infatti, è diverso da tutti gli altri nei.

8. Ogni quanto occorre controllare i nei?

L’autoispezione della pelle è una prevenzione raccomandata quanto l’autopalpazione del seno per le donne e andrebbe fatta ogni 6 mesi. La regola dell’ABCDE è utile per ricordare gli elementi principali di allarme, ma non sufficiente per una diagnosi corretta per la quale è necessario effettuare un esame più approfondito delle lesioni cutanee.

I nei possono essere anche molto sexy. Come quelli di (da sinistra a destra e dall'alto): Kim Catrall, Cindy Crawford, Janet Jackson e Julia Roberts, sotto l'occhio (e sul seno).

A scopo preventivo è consigliabile, verso i 30 anni di età, effettuare dal dermatologo la mappatura dei nei, così da avere uno schema di riferimento per eventuali cambiamenti.


Anche ispezionare i nei prima e dopo l'estate, controllando poi se sono intervenuti cambiamenti sospetti, può essere un'ottima prevenzione.
In ogni caso, chi ha la pelle molto delicata (vedi dopo) e molti nei (più di 50) dovrebbero sottoporsi al controllo della pelle da parte di un dermatologo almeno una volta ogni 2 anni.

9. Esistono pelli diverse?

Non tutte le pelli sono uguali e reagiscono in modo diverso alle radiazioni solari. Esistono però alcune classificazioni di base. Le varie tipologie sono dette "fototipi" e tengono conto del colore della pelle, dei capelli e degli occhi, e della potenziale reazione al sole. Quella sviluppata dal dermatologo americano Thomas Fitzpatrick è la più precisa.

Fototipo 1
Carnagione molto chiara, spesso con efelidi, capelli biondi o rossi, occhi chiari. La mancanza quasi totale di melanina provoca generalmente un eritema evidente a ogni esposizione al sole non protetta. L'abbornzatura è molto tenue, quasi inesistente. La reazione ai raggi solari è molto elevata, con alto rischio di danni permanenti e di scottature anche gravi.

Meglio esporsi il meno possibile al sole nelle ore più calde (11-17), proteggendosi con il massimo fattore di protezione solare possibile.

Fototipo 2
Carnagione chiara, capelli biondo scuro o castano chiaro. La quantità di melanina è ridotta: la capacità di difesa è piuttosto scarsa, per cui la pelle tende a scottarsi facilmente. L’abbronzatura risultante all’esposizione è lieve (dorata).

Il fattore di protezione solare (fps) consigliato è il massimo: prestare particolare attenzione alla protezione del naso, padiglioni auricolari, labbra, nuca e occhi. Evitare le ustioni dal sole e trattenersi all'ombra (sopratutto durante il giorno tra le 11 e le 16).

Fototipo 3
Carnagione abbastanza scura, capelli castani. La pelle si scotta solo dopo un’esposizione prolungata. Si può ottenere un’abbronzatura intensa e omogenea.

Fps consigliato: medio-alto. Prestare particolare attenzione alla protezione del naso, padiglioni auricolari, labbra, nuca e occhi. L'esposizione nelle ore più calde (11-16) è comunque pericolosa.

Fototipo 4
Carnagione olivastra, occhi e capelli neri. La pelle si scotta molto di rado. In breve tempo viene prodotta un’abbronzatura molto intensa. È il fototipo più tipico in Italia.

Fps consigliato: medio. Proteggersi di più nelleore più calde (11-16) quando l'esposizione è comunque pericolosa e a rischio scottature.

Fototipo 5
Carnagione, capelli (spesso crespi) e occhi scuri. Minima sensibilità ai raggi solari e possibilità di esporsi al sole senza problemi di scottature. È il fototipo più comune in Medio Oriente.

Fps consigliato: medio. L'esposizione nelle ore più calde (11-16) è comunque pericolosa. Evitare le ustioni con cappellini e occhiali.

Fototipo 6
È quello delle persone con la pelle nera che non si scottano mai al sole, ma non è detto che non si pigmentino. Inoltre possono comunque sviluppare tumori della pelle, la cui diagnosi può essere molto difficile.

Utilizzare filtri di protezione solare da bassa a media. Evitare le ustioni solari: dopo lunghi periodi in cui ci si espone molto poco al sole è possibile ustionarsi anche con un fototipo 6.


Chi rischia di più? L'85-90% dei tumori cutanei si registra nei primi due fototipi, quelli senza un'adeguata protezione della melanina. Le pelli più scure, invece, godono di una maggiore protezione della melanina e si scottano meno. Ma i tumori colpiscono anche questi fototipi e spesso vengono diagnosticati troppo tardi, a uno stadio più pericoloso.

Tintarella e rito della crema

10. Quali sono le regole per abbronzarsi senza rischi?

Per evitare in rischi eccessivi è sufficiente seguire una serie di accorgimenti guidati da due regole chiave. La prima è niente fretta: l'organismo deve avere il tempo per produrre la melanina. La seconda, invece, riguarda la protezione: scegliere una crema solare adeguata ed evitare di abbronzarsi in certe ore.

Ecco i 5 passi da seguire:

1. I primi giorni, soprattutto se si ha la pelle chiara (e capelli biondi o rossi), usare una crema ad alta protezione (tra i 30 e i 50). In caso si senta la pelle tirare, indossare immediatamente cappello e maglietta. Dopo qualche giorno si può passare a una protezione media (15 e 20)

2. Evitare le ore più calde, tra le 11 e le 16, quando è massimo l'irraggiamento e l'intensità dei raggi UvB (più pericolosi, perché penetrano più in profondità e sono responsabioli delle ustioni).

3. Spalmare la crema sempre almeno 15 minuti prima di esporsi al sole e rinnovare la crema solare ogni due ore ricordandosi che la dose minima necessaria equivale a 6 cucchiai pieni (circa 36 grammi di prodotto).

4. Non utilizzare residui di vecchie creme solari perché i filtri solari, soprattutto quelli chimici, sono soggetti a degradazione. Acquistare un solare testato per la fotosensibilità (dovrebbe essere indicato nell’etichetta).

5. I tipi mediterranei (capelli castani, occhi scuri e pelle olivastra) possono utilizzare fin dai primi giorni protezioni medie (10-15) e dopo 4-5 giorni di esposizione possono passare a protezioni basse (filtri da 6 a 10).

Da sapere

# I raggi ultravioletti attraversano le nuvole;

# Sotto l’ombrellone si riceve più del 50% di tutti i raggi ultravioletti a causa del riverbero. Le creme protettive vanno messe anche all'ombra;

# Il 95% raggi Uv penetra nell’acqua;

# Il 50% degli UvB (più dannosi) arriva sulla Terra tra le 11.00 e le 16.00, quindi evitando questa fascia oraria già si risparmia una buona fetta di danni;

# La radiazione solare raggiunge la retina, quindi gli occhiali con lenti scure non sono un optional;

# I bambini, soprattutto prima dei tre anni, non andrebbero esposti al sole senza indumenti, lenti scure e cappellino. Le scottature nei bambini si possono trasformare, una volta adulti, in melanomi.

Perché non esistono più le creme a protezione totale?
La dicitura "schermo totale" è stata eliminata per legge dal 2008 perché generano l’errata convinzione che una volta applicati ci si possa esporre al sole come e quanto si voglia. E per questo erano più pericolose che utili. Dal 2008 le norme europee hanno anche uniformato le varie scale di fattori protettivi, indicando come il più elevato quello 50+. Le norme stabiliscono che le creme con fattore di protezione inferiore a 6 non possono essere considerate vere e proprie creme solari, ma semplici creme idratanti.

11. Si possono usare le creme dell'anno prima?

A partire dal 2005 le disposizioni dell'Unione Europea hanno aggiunto un nuovo requisito per le etichette dei prodotti cosmetici denominato "periodo post-apertura" o PAO (period after opening, in inglese). Generalmente le creme solari durano 12 mesi dall'apertura, se conservate in modo ottimale; ma dal momento che le lasciamo aperte nella sabbia e sotto il sole, potrebbero anche durare meno. Non è quindi consigliabile utilizzare la crema solare dell'estate precedente.

12. Ci si abbronza di meno utilizzando una crema con un filtro protettivo alto?

No, ci si abbronza più lentamente e gradualmente, ottenendo un leggero colorito che dura più a lungo limitando i danni cutanei legati all’esposizione solare.

13. Quali sono i vestiti migliori per proteggersi dal sole?

Per proteggersi dal sole con gli abiti, è necessario che siano di tessuto pesante, di colore rosso-arancio o scuro. Sono inutili, soprattutto quando si vuole stare all'aperto per molte ore, i caftani o parei di cotone leggero e comunque tutti i tessuti che lasciano filtrare la luce.

14. Si può stare al sole senza protezione quando la pelle è già abbronzata?

No, l'abbronzatura è un meccanismo di auto-difesa, ma il suo potere di protezione è più basso di quello dei filtri solari contenuti nelle creme. Per questo anche chi è già abbronzato si può scottare. Non commettete l'errore di rimanere a lungo esposti al sole senza protezione. Anche se siete già "neri".

15. Gli integratori alimentari possono sostituire un prodotto di protezione solare?
No, non sostituiscono in alcun caso la protezione solare cutanea. Tuttavia possono rinforzare i meccanismi di difesa cellulare dal sole.

La crema va spalmata prima di uscire e di esporsi al sole. L'efficacia dei filtri solari nei confronti dei raggi UvB si valuta con il fattore di protezione (Sun Protection Factor: SPF). Bassa quando è tra 6 e10; media se da 15 a 25; alta da 30 a 50; molto alta se superiore. Vanno usati con generosità (25-30 grammi di prodotto per un adulto), spalmati accuratamente, riapplicati dopo il bagno e anche dopo una sudata.

16. Autoabbronzanti e abbronzanti. Cosa sono e fanno male?

Gli autoabbronzanti sono coloranti dello strato corneo e non sono dannosi.

La loro capacità pigmentante è dovuta a uno zucchero che si lega alla cheratina, una proteina dell’epidermide. Questo legame dà luogo a composti nuovi, colorati per l’appunto. Nel giro di qualche giorno, visto il ricambio continuo tipico delle cellule superficiali della pelle, l’effetto bruno scompare. Ma attenzione: gli autoabbronzanti non proteggono dalle scottature e dagli eritemi, a meno che non siano addizionati di filtri.


Gli acceleratori di abbronzatura (gli abbronzanti) sono invece prodotti in genere a base di oli - per esempio, di cocco o di noce - che potenziano l’attività iperpigmentante delle radiazioni. Secondo gli esperti aumentano il rischio di ustioni e di facilitano l'invecchiamento della pelle.

17. Un autoabbronzante può sostituire un prodotto di protezione solare?

No, l’autoabbronzante agisce sul colore della pelle, ma non la protegge a meno che non sia addizionato con filtri solari.

12 giugno 2017
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