Spazio

Su Marte moriremmo di fame?

Probabilmente sì, secondo uno studio del MIT basato sui progetti di Mars One. Con le attuali risorse e tecnologie disponibili, i coloni non resisterebbero più di 68 giorni.

Nulla potrebbe scalfire la determinazione dei 200 mila aspiranti coloni marziani del progetto Mars One. Ma le loro nobili ambizioni potrebbero scontrarsi con un problema ben più concreto: la fame.

Secondo un dettagliato studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, presentato a Toronto nell'International Astronautical Congress, senza un deciso miglioramento delle tecnologie, e senza la possibilità di far ritorno sulla Terra, i futuri esploratori marziani morirebbero di stenti nel giro di un paio di mesi.

Analisi dei dati. La ricerca si basa sui piani di simulazione del viaggio e della permanenza marziana diffusi dalla società olandese, che punta a spedire il primo equipaggio sul pianeta nel 2025, fondandovi una colonia di 25-40 persone. Gli scienziati hanno analizzato uno a uno i vari aspetti della missione, dai sistemi di coltivazione delle risorse alimentari, alle possibilità di rifornimento, mantendo un approccio aperto, positivo ed entusiasta sulla possibilità di colonizzare Marte.

Troppo ossigeno. Ma il risultato è una secca bocciatura. Prendiamo le serre, che nei piani di Mars One sarebbero sviluppate all'interno degli ambienti abitativi. Le piante producono ossigeno, e in breve tempo, senza la presenza di impianti in grado di smaltirne una parte, l'ossigeno esaurirebbe le riserve di azoto, indispensabili per mantenere la corretta pressione dell'aria. Senza più ossigeno a sufficienza, alla colonia non resterebbero che 68 giorni di sopravvivenza. Da passare, tra l'altro, a stomaco vuoto.

Troppo poche. Un'eccessiva quantità di ossigeno aumenterebbe, infatti, le possibilità di incendio delle serre. Che, comunque, sarebbero insufficienti a garantire il fabbisogno della colonia: quelle previste finora occuperebbero 50 metri quadrati, ma ne occorrerebbero almeno 200, per sfamare i coloni.

Riciclo a singhiozzo. Per ovviare alla mancanza di risorse idriche bisognerebbe riuscire a riciclare l'urina, ricavandone acqua potabile. Un simile impianto installato sulla ISS nel 2009 ci riusciva nel 90% dei casi. Ma si è rotto diverse volte, anche a causa della perdita di massa ossea che colpisce gli astronauti in microgravità, e che riempie di calcio la pipì (e di conseguenza, l'impianto). Su Marte, ovviare a simili guasti sarebbe un problema, senza la possibilità di ricevere rifornimenti da Terra.

Niente scorte. Già, i rifornimenti. Per arrivare su Marte servirebbero almeno 6 mesi. Difficile quindi che ci sia il tempo di aspettare eventuali pezzi di ricambio spediti da Terra che, in ogni caso, comporterebbero spese astronomiche. Anche il numero di razzi necessari al lancio dell'equipaggio sarebbe stato sottostimato: ne occorrerebbero 15 e non 6, come immaginato finora. Facendo lievitare la spesa per la missione a 4,5 miliardi di dollari (3,5 miliardi di euro).

Un bell'ostacolo già in partenza.

17 ottobre 2014 Elisabetta Intini
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