Spazio

Kelt-9b, il più caldo pianeta gigante

Due volte più grande di Giove, è assai più rovente di molte stelle conosciute: è la più calda destinazione scoperta finora nella nostra galassia.

Siamo abituati alla scoperta di esopianeti con caratteristiche paragonabili a quelle del nostro sistema: ma l'ultimo arrivato nella famiglia dei mondi conosciuti della Via Lattea è decisamente fuori dalle righe. Kelt-9b, due volte più grande di Giove, ha una temperatura superficiale di oltre 4300 °C e una gigantesca coda di materiale vaporizzato dietro di sé: è di gran lunga il pianeta più rovente scoperto finora.

Il sistema Kelt-9b in un'illustrazione artistica. L'esopianeta (sulla destra) è tre volte più massiccio di Giove ma con la metà della sua densità. La vicina stella lo fa gonfiare come un soufflé. © Nasa/JPL-Caltech/R. Hurt (IPAC)

La scoperta. L'hanno individuato gli astronomi dell'Ohio State University puntando i Kilodegree Extremely Little Telescope (KELT) - due osservatori robotici situati in Arizona e Sud Africa - in direzione di una stella nella costellazione del Cigno, a 650 anni luce da noi. La loro scelta è stata un po' in controtendenza: con i suoi 10.000 °C di temperatura, l'astro Kelt-9 è due volte più caldo del Sole, una caratteristica che solitamente porta a concentrare le osservazioni altrove, su stelle più fredde che abbiano maggiori chance di ospitare pianeti abitabili.

Temperature da record. Kelt-9b orbita molto vicino alla sua stella, completando un giro ogni giorno e mezzo e mostrandole sempre la stessa faccia, costantemente bombardata di luce blu e ultravioletta. Come risultato, questo lato del pianeta è simile, come temperatura, a una stella relativamente calda, e risulta più rovente della maggior parte degli astri conosciuti; quello sempre in ombra, invece, è comunque più caldo di una stella tiepida come Proxima Centauri.

Il pianeta con la coda. Le continue radiazioni della stella sono sufficienti a far evaporare l'atmosfera di Kelt-9b strappandole 10 milioni di tonnellate di materiale al secondo. L'espansione dell'astro potrebbe, nei prossimi 200 milioni di anni, ridurre questo mondo a un semplice e nudo nucleo, che finirà inglobato nell'astro oppure continuerà ad orbitarvi intorno. Insomma le prospettive a lungo termine del pianeta non appaiono rosee.

6 giugno 2017 Elisabetta Intini
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