Spazio

Da quei pianeti nessuno ci ha chiamato

Il SETI ha sottoposto i pianeti abitabili fin qui scoperti da Kepler a un’attenta analisi per verificare l’eventuale inivio di messaggi intelligenti. Putroppo non è arrivato nulla di intelleggibile.

E se quei pianeti abitabili scoperti dal telescopio Kepler fossero davvero abitati e si fosse sviluppata almeno una civiltà avanzata, perché non provare a puntare le antenne di un radiotelescopio per verificare se qualcuno ci sta chiamando?

È quello che hanno pensato al SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) in questi ultimi anni, dopo la scoperta del gran numero di pianeti abitabili. Detto, fatto: hanno puntato le antenne del radiotelescopio ATA (Allen Telescope Array) verso ogni pianeta abitabile che veniva scoperto, trascorrendo oltre 19.000 ore all’ascolto di segnali di eventuali civiltà intelligenti.

Sono stati scandagliati 65 pianeti che potenzialmente possono ospitare vita; sono state analizzate le frequenze comprese tra 1 e 9 GHz, considerate le più papabili per essere usate come mezzo di invio di segnali intelligenti; i dati raccolti sono stati interpretati in tempo reale dai computer di ATA.

Con la scoperta di pianeti abitabili attorno ad altre stelle sarà più facile scoprire civiltà intelligenti?

Ma dopo 6 anni di rilevamenti, i risultati sono stati molto deludenti: non è arrivato nessun segnale intelligente, almeno nelle frequenze scandagliate e con gli strumenti a disposizione ai nostri giorni, spiegano i ricercatori in un articolo su Earth and Planetary Astrophysics.

Il SETI tuttavia, non demorde e l’obiettivo di cercare segnali di extraterrestri evoluti continuerà e ogni pianeta abitabile che verrà scoperto sarà sottoposto all’analisi di ATA.

9 agosto 2016 Luigi Bignami
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