Il quoziente intellettivo di un individuo non dipenda tanto dalle dimensioni complessive del cervello, quanto dal modo in cui esso è cresciuto.
Secondo un recente studio il livello di intelligenza non è determinato dalle dimensioni del cervello ma dal suo schema di sviluppo. |
Crescendo si rimpicciolisce. La corteccia cerebrale segue infatti uno schema di sviluppo ben preciso, ispessendosi nei primi anni di vita e tornando ad assottigliarsi durante l'adolescenza. Per capire come il percorso di accrescimento sia legato alle capacità intellettive, Shaw ha scansionato ogni due anni il cervello di 307 persone tra i 6 e i 20 anni, e, grazie a un comune test per la definizione del quoziente d'intelligenza, li ha classificati in tre gruppi: sotto la media, nella media, sopra la media.
Undicenni superdotati. Lo studio ha evidenziato che nei soggetti più brillanti la corteccia pre frontale - una zona del cervello che controlla gran parte dell'intelletto - si è ispessita velocemente fino all'età di 11 anni, per poi ricominciare ad assottigliarsi nuovamente nell'adolescenza. Lo stesso schema di sviluppo, anche se meno pronunciato, è stato riscontrato nel gruppo con Q.I. nella media.
In tutti e tre i gruppi il quoziente intellettivo è risultato comunque influenzato anche dalla professione dei genitori e dall'educazione ricevuta. L'intelligenza nel suo complesso sembra dunque essere un delicato mix di doti naturali e fattori ambientali.
Ragionando s'impara. Come lo spessore della corteccia possa influenzare le facoltà dell'individuo non è ancora chiaro, poiché si sa ancora poco di cosa succede a livello chimico e cellulare. Secondo Shaw, l'intelligenza potrebbe essere legata al modo in cui il cervello viene utilizzato: i ragazzi che nei test si sono rivelati più brillanti non avevano cervelli più grandi o con più materia grigia rispetto agli altri. Semplicemente avevano menti più agili e abituate al ragionamento.
Secondo molti ricercatori misurare l'intelligenza solo tramite il quoziente intellettivo è comunque pericoloso e socialmente fuorviante, poiché tale tipo di approccio non considera i fattori di tipo emotivo che possono condizionare chi svolge il test.
(Notizia aggiornata al 30 marzo 2006)