Come se non bastasse l’acqua verde, un nuovo spettro si aggira minaccioso sulle piscine olimpiche: è quello delle correnti misteriose nella vasca dove si sono sfidati Michael Phelps e gli altri campioni del nuoto.
Un team di ricercatori dell’Università dell’Indiana avrebbe infatti scoperto una curiosa, e, se confermata, anche piuttosto imbarazzante correlazione tra i tempi dei nuotatori e la corsia nella quale hanno disputato la gara.
Lo studio, che risale al 2013, aveva preso in esame i tempi delle gare svolte durante i Mondiali di nuoto di Barcellona: dai dati emerge in maniera piuttosto chiara che i nuotatori ai quali vengono assegnate le corsie più esterne sono nettamente più veloci in una direzione e più lenti nell’altra, mentre questo non succede a chi si trova nelle corsie centrali.
Lo stesso, pare, sarebbe avvenuto anche nella piscina delle Olimpiadi di Rio. Sembra insomma che qualche oscura forza abbia influito sulle prestazioni dei campioni. Sarà vero?
Tutto il nuoto, secondo per secondo. Due team indipendenti, uno dell’Università dell’Indiana (quello che aveva già analizzato i tempi dei Mondiali 2013) e l’altro della Eastern Michigan University, hanno analizzato le gare di nuoto svolte qualche settimana fa a Rio durante i Giochi Olimpici e hanno notato le stesse evidenze.
Lo racconta il Washington Post in lungo articolo pubblicato lo scorso giovedì che ha dato risonanza mondiale a questa stranezza.
Numeri e grafici presentati dai ricercatori dimostrano chiaramente come i nuotatori delle corsie con numero più basso (1,2,3) siano stati in media più veloci in andata (dai blocchi di partenza, verso l’alto) mentre quelli delle corsie più alte (6,7,8) sono stati più veloci nel ritorno.
Chi ha gareggiato nelle corsie centrali non sembra essere stato influenzato da questo problema.
Wow. #Data in this @washingtonpost article about unfair advantage in #Olympics #swimming https://t.co/p73b5BDz20 pic.twitter.com/MwCIUlCVOT
— Dave Goldstein (@AppboyDave) 1 settembre 2016
Ma la stessa analisi condotta sulle gare disputate ai Giochi Olimpici di Pechino del 2008 non mostra questa particolarità: che dipenda allora dalla piscina?
Questione di lunghezza. I ricercatori fanno notare come questo problema, sulle gare molto lunghe, in realtà non esista: l’effetto misterioso tra vasche di andata più veloci e vasche di ritorno più lente tende ad annullarsi. Ma come la mettiamo con le gare di velocità pura che si disputano sulla distanza dei 50 metri, cioè una sola vasca?
Barry Revzin, analista del MIT appassionato di nuoto, ha studiato i dati delle competizioni veloci disputate a Rio e ha concluso che uno spostamento di due corsie verso destra nella vasca olimpica avrebbe dato all’atleta un vantaggio di circa 1 cm al secondo. Sufficiente per vincere, o perdere, una medaglia.
Che nella vasca di Rio ci sia davvero una corrente circolare così forte da alterare le performace dei nuotatori?
Made in Italy. La FINA, la Federazione Internazionale del Nuoto, non regolamenta in maniera dettagliata il funzionamento delle piscine: si limita a spiegare che non devono esserci correnti evidenti e che deve essere assicurato un adeguato ricambio dell’acqua secondo le leggi specifiche di ogni paese
Le vasche utilizzate a Rio e ai Mondiali di Barcellona sono state costruite da una ditta italiana, Piscine Castiglione, con anni di esperienza nel settore. In un comunicato i vertici aziendali negano l’esistenza di qualsiasi corrente e che tutti i test fatti prima e dopo le gare non hanno evidenziato alcuna anomalia.
Onda su onda. Ma qual è allora la causa di questa corrente? Secondo Timothy Wei, esperto di dinamica dei fluidi presso l’Università del Nebraska, la responsabilità potrebbe essere dei materiali utilizzati nella costruzione della vasca: le pareti molto elastiche tipiche delle piscine temporanee come quella di Rio potrebbero dare origine a onde asimmetriche che portano alla formazione di correnti circolari.
Eppure la piscina utilizzata per i Mondiali di Nuoto del 2015, realizzata sempre dalla stessa azienda, non mostra alcuna traccia di anomalie.
La FINA, per ora, si tiene fuori da ogni polemica spiegando che ad oggi nessuno ha trovato prove di irregolarità nella piscina di Rio. Ma i numeri e le analisi raccontano una storia diversa. Che ha implicazioni sulla vita degli atleti e sulla loro carriera sportiva.