Scienze

Dietro le quinte della missione Rosetta con Amalia Ercoli Finzi

Riusciremo mai a ricontattare Philae? Qual è stato il vero successo della missione Rosetta? Ci aiuterà a ritornare sulla Luna? Lo abbiamo chiesto ad Amalia Ercoli Finzi.

Venerdì 18 settembre, in occasione di una conferenza universitaria tenutasi a Ginevra, abbiamo incontrato Amalia Ercoli Finzi, la scienziata italiana che ha progettato gli strumenti fondamentali della sonda Rosetta. È stata l'occasione per fare il punto sulla missione dell'ESA. Ecco i particolari più interessanti che ci ha raccontato Ercoli Finzi.

1. Philae si sta muovendo sulla cometa. «Dove sia esattamente non è possibile saperlo» ha detto Amalia Ercoli Finzi, responsabile dello strumento SD2 (il "trapano" che il lander usa per perforare la superficie di 67P). «Ma la mia idea è che ci stiamo muovendo sulla cometa, perché anche se il lander pesa 100 kg, su Churyumov-Gerasimenko è come carta velina».

2. Il problema più grande non è contattare Philae. Ma mantenere stabile il contatto. «Abbiamo due problemi - spiega Amalia Ercoli Finzi a Focus.it - sia con il ricevitore, sia con i trasmettitori. Pare che uno dei due trasmettitori non solo sia danneggiato, ma entri in una sorta di risonanza con il secondo trasmettitore: non lo lascia lavorare, e ogni tanto interferisce. Abbiamo cercato di farne funzionare soltanto uno, ma ora siamo in difficoltà perché la quota dell'orbiter, a cui trasmettiamo affinché a sua volta trasmetta a Philae, diventa sempre più alta dal momento che la cometa è attiva. Fino all'inizio del mese prossimo non tenteremo più di colloquiare: volevamo mantenerci a 100 km di distanza dalla cometa, ma per ora non ci riusciamo».

3. Il vero successo della missione Rosetta. È stato sì atterrare su 67P - «come prendere un moscerino a 600 milioni di km di distanza dal Sole» - «ma soprattutto svegliarsi dopo oltre due anni di ibernazione» continua Ercoli Finzi. «Eravamo con il cuore in gola. Quando ho ritrovato il contatto con il mio strumento mi sono messa a piangere. Se non ci fossimo svegliati allora, la missione sarebbe fallita».

«La prossima missione a cui stiamo pensando è non solo far atterrare il lander su una cometa, ma portare indietro qualcosa, come doveva originariamente avvenire per questa missione. Inizialmente volevamo recuperare ghiaccio dalla cometa e riportarlo a Terra, ma all'epoca era impossibile. Oggi ci aiutano tanto le nanotecnologie, questo è l'obiettivo che abbiamo in futuro».

4. La Churyumov-Gerasimenko somiglia a una scamorza. E non a una paperella di gomma. Il dissacrante paragone viene niente meno che da Amalia Ercoli Finzi, tra le menti della missione. Che ha aggiunto, che la cometa non è stata scelta, ma assegnata: la missione Rosetta doveva arrivare su un'altra cometa, ma il lanciatore europeo non era pronto, e le comete non aspettano.

5. Sulla Luna potremmo andare anche domani. «Anche andare e tornare - aggiunge Finzi - è solo una questione di soldi. Su Marte no, abbiamo problemi grossi da risolvere. Dobbiamo trovare un motore buono: una possibilità potrebbero essere quelli magnetoplasmadinamici, i propulsori elettrici ad uso spaziale, che però, ora, ci danno spinte risibili. C'è poi il problema della sopravvivenza: allo stato attuale una missione su Marte garantisce la morte. Il problema è il cancro causato dalle radiazioni. Gli strumenti sono protetti, il corpo umano no. Dobbiamo lavorare in questo senso, ma ci arriveremo. Ci arriverete».

6. Quando andremo su Marte, sarà meglio scriverci. I ritardi nelle comunicazioni renderanno totalmente inefficaci le comunicazioni orali. Ma quelle scritte funzioneranno bene, e daranno modo di comunicare in modo dettagliato anche piani complessi. Ce l'ha raccontato Luca Parmitano in un'altra intervista esclusiva.

22 settembre 2015 Elisabetta Intini
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