Prima la covid, ora la guerra: molti di noi hanno associato l'invasione dell'Ucraina alla pandemia non ancora conclusa e alla mancanza di tempo per risollevarsi da una tragedia, prima di precipitare in un'altra. Ma in verità l'Ucraina, ancora prima dell'emergenza coronavirus, stava già affrontando epidemie difficili da immaginare per un Paese al confine con l'Europa: HIV, tubercolosi farmaco-resistente, epatite C, polio. Malattie che richiedono cure farmacologiche costanti e strutture sanitarie attrezzate, divenute introvabili nelle città ucraine sotto assedio.
Secondo i responsabili delle organizzazioni non-profit, dell'OMS e delle Nazioni Unite, il conflitto rischia di annullare decenni di sforzi e progressi nel combattere queste infezioni. L'Ucraina, e i Paesi confinanti che ne stanno ospitando i profughi, rischiano di diventare l'epicentro di nuove e meno nuove emergenze sanitarie, oltre alla CoViD-19.
Vaccini saltati. Almeno 64 attacchi dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina hanno preso di mira ospedali e altre strutture mediche. Quelli rimasti in piedi si prendono cura di feriti e malati con scorte di farmaci salvavita (come l'insulina) al lumicino, carenza di ossigeno, ventilatori polmonari e defibrillatori, sempre che non siano state tagliate acqua ed elettricità.
Metà dei tre milioni di profughi ucraini sono bambini, e i minori di sei anni potrebbero aver perso vaccinazioni di routine o non conoscere il proprio stato vaccinale. In Ucraina solo l'80% dei bambini nel 2021 risultava vaccinato contro la poliomielite: alla fine dello scorso anno nel Paese sono stati individuati alcuni casi di polio, perché la copertura vaccinale è troppo bassa per l'immunità di gregge. In Europa la copertura generale è del 94% e la polio è stata debellata ufficialmente nel 2002.
Anche il morbillo in Ucraina rappresenta ancora un rischio per la salute, perché la copertura vaccinale con doppia dose è ferma all'82% (l'obiettivo minimo per l'immunità di gregge è il 95%). A proposito di vaccini, con appena il 36% della popolazione immunizzata l'Ucraina ha uno dei più bassi tassi di copertura vaccinale da covid del continente europeo. A febbraio 2022 era stata lanciata una campagna nazionale di vaccinazione che è stata bruscamente interrotta dalla guerra.
Infezioni respiratorie. I rifugi sovraffollati e le precarie condizioni igieniche in cui gli sfollati sono costretti a sopravvivere sono un terreno di diffusione ideale per malattie respiratorie come covid, polmonite e tubercolosi: in Ucraina la tubercolosi rappresenta ancora un importante problema di salute pubblica, con circa 30 mila nuovi casi all'anno nonché una delle maggiori incidenze di tubercolosi farmaco-resistente, condizione che ha riguardato il 29% dei nuovi casi nel 2018 e che è diffusa soprattutto nella popolazione maschile, rimasta nelle città a combattere.
L'Ucraina ha anche una delle più alte prevalenze di coinfezioni di tubercolosi e HIV.
HIV. Per UNAIDS sul finire del 2020 erano 260.000 le persone in Ucraina affette da HIV: nel Paese il virus all'origine dell'AIDS colpisce circa l'1% della popolazione tra i 15 e i 49 anni (in Italia lo 0,4%) e solo il 69% è conscio del proprio stato di salute; soltanto il 57% stava ricevendo la terapia antiretrovirale. Il Paese stava facendo progressi nel trattamento e nella diagnosi ma il conflitto, con l'interruzione delle scorte medicinali e la distruzione delle reti sanitarie, potrebbe riportare indietro le lancette di 10 anni.
Più di un caso su 4 di HIV in Ucraina riguarda le circa 350.000 persone che fanno uso di droghe iniettabili. Prima della guerra le politiche sanitarie avevano portato 17.000 cittadini tossicodipendenti a ricevere le terapie sostitutive per la dipendenza da oppiacei, come il metadone o la buprenorfina. Ora si stima che le scorte di questi farmaci stiano per finire e molti dei profughi ucraini sono diretti in Paesi che dipendono dalla Russia per gli approvvigionamenti di medicinali. In Russia la terapia sostituiva a base di oppiacei è illegale.
Malattie da indigenza. La vita in comunità assediate favorisce la diffusione di colera e malattie diarroiche (da Mariupol, da settimane senza forniture idriche ed elettricità, arrivano testimonianze di persone costrette a bere l'acqua rimasta nei caloriferi per non morire di sete). E tra i cittadini malati cronici costretti all'interruzione delle cure non possiamo dimenticare quelli affetti da epatite C: una malattia di norma curabile ma che colpisce circa il 5% della popolazione ucraina a causa della non accessibilità a farmaci e test diagnostici. Era così prima dell'occupazione del Paese, ora la situazione è sicuramente peggiorata.