Salute

Attività solare alla nascita e durata della vita: c'è un legame?

Secondo uno studio norvegese, il numero di macchie solari presenti al momento della  nascita può influenzare la durata dell'esistenza. Vediamo perché, e quali sono i punti deboli della ricerca.

Esiste un rapporto tra l'attività solare registrata al momento della propria nascita, e la durata della propria vita? La sorprendente - e per certi versi ardita - ipotesi è sostenuta in uno studio norvegese pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B.

Secondo i ricercatori della Norwegian University of Science and Technology, chi è nato in anni caratterizzati da un'intensa attività solare "avrebbe minori probabilità di sopravvivere all'età adulta di chi è venuto al mondo in periodi di minore attività solare".

Ampio campione. Gine Roll Skjaervoe, a capo dello studio, è giunta a questa conclusione analizzando i dati demografici raccolti dai registri delle chiese in due diverse popolazioni norvegesi: in totale, ha considerato 9.062 individui nati tra il 1676 e il 1878.

Due punti da chiarire. Skjaervoe ha cercato di capire se il numero di macchie solari registrate al momento della nascita di ciascuno fosse determinante nelle probabilità di ogni soggetto di arrivare al 20esimo anno di vita, e se l'attività solare avesse avuto conseguenze sulla fertilità e il successo riproduttivo di queste persone.

Un distacco considerevole. In media, la vita di uomini e donne nati durante i picchi di attività della nostra stella, e quindi potenzialmente più esposti, prima e dopo il parto, a grandi quantità di radiazioni ultraviolette, si è rivelata più corta di 5,2 anni rispetto a quella di chi è nato in periodi di "minimo". Anche la fertilità e il successo riproduttivo di donne nate in periodi di intensa attività solare sono risultati ridotti.

Ragioni scientifiche. Le spiegazioni non hanno nulla a che vedere con l'astrologia. L'attività solare segue cicli di 11 anni, con 8 anni meno intensi e 3 di massima intensità: durante quest'ultimo periodo, la quantità di radiazioni ultraviolette in arrivo sulla Terra aumenta notevolmente, e potrebbe - secondo gli autori dello studio - contribuire alla degradazione dell'acido folico, una molecola importante per lo sviluppo del feto.

Criticità. Per lo stesso motivo le donne in gravidanza dovrebbero evitare di esporsi a lungo al Sole. Quest'ultimo punto è sottolineato in particolar modo da chi critica la ricerca, che sottolinea come gli esseri umani siano esposti ai "capricci" del Sole non solo alla nascita, ma nell'arco dell'intera vita.

15 gennaio 2015 Elisabetta Intini
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