Fantasie nebulose
Fin dai tempi antichi l’uomo ha cercato di mettere “ordine” in cielo raggruppando le stelle nelle costellazioni e cercando di rendere così le cose celesti più riconoscibili. Certo non senza qualche forzatura. Difficile infatti riconoscere una vera figura nelle costellazioni (come per esempio un Sagittario o un Capricorno).
Ma non si può dire la stessa cosa della cosiddetta Nebulosa Testa di Cavallo, scolpita ad arte dal vento stellare e dalle radiazioni. Un cavallo gigante dal momento che la testa è alta 5 anni luce (un anno luce equivale a circa 9.460.000.000.000 chilometri).
© Arne Henden (US Naval Observatory, Flagstaff)
Con il naso all’insù il cielo ci dà un senso di fissità, ma in realtà non è così, nello spazio né succedono di tutti i colori. Nubi di gas e polvere che vagano, stelle in formazione o che esplodono e venti che soffiano a diverse migliaia (e anche milioni) di chilometri orari. Un’attività che non si ferma mai e che ogni tanto crea delle strane forme, catturate dai telescopi più potenti
È il caso della NGC 2070, soprannominata anche Nebulosa Tarantola, per la sua particolare forma che ricorda un gigantesco ragno velenoso. La luminosità dell’aracnide cosmico è dovuta a un ammasso di stelle supergiganti che si trovano proprio al centro.
© S. Points, NOAO, AURA, NSF
Nella nostra galassia c’è un cuore che batte. Si trova vicino alla costellazione di Cassiopea (a “soli” 7.500 anni luce), una zona molto ricca di stelle. In realtà il “cuore” è dato da una combinazione molto particolare di elementi. La colorazione rossa della IC 1805, meglio conosciuta come Nebulosa Cuore, è dovuta alle emissioni del suo elemento principale: l’idrogeno. L’ammasso gassoso, inoltre è rischiarato da un ristretto gruppo di stelle ciascuna grande come 50 Soli.
Le nebulose, infatti, possono essere di due tipi, ci sono quelle buie e scure formate da gas freddi che assorbono la luce e sono più difficili da individuare e altre luminose e colorate illuminate da stelle vicine.
© Matt Russell
Il termine “nebulosa” è stato inizialmente coniato per indicare qualsiasi oggetto celeste che apparisse in cielo con una forma diversa da un puntino luminoso. Solo recentemente indica qualcosa di ben preciso: una nube di gas (idrogeno, elio e tracce di altri elementi) e polvere.
Ma come fanno gli scienziati a determinare la composizione di questi oggetti celesti? Grazie alle frequenze che i vari elementi chimici emettono e che i radiotelescopi sono in grado di cogliere.
Questa della foto, secondo gli astronomi che l'hanno scoperta, ricorda un'aquila. La Nebulosa dell'Aquila è una grande emissione gassosa di solito molto difficile da catturare.
© Nasa, JPL-Caltech, N. Flagey (IAS-SSC) & A. Noriega-Crespo (SSC-Caltech)
Dio del tuono e del fulmine per i Vichingi, Thor aveva un elmetto alato, molto simile a questa nebulosa. Eppure secondo qualcuno la NGC 2359, più che all'elmetto di Thor somiglia a un’anatra.
Ma, senza niente togliere ai pennuti, forse la nebulosa ha molte più cose in comune con il dio nordico, visto che la sua strana forma è dovuta a un potente vento stellare capace di viaggiare a una velocità di milioni di chilometri orari. La fortissima "brezza" secondo gli scienziati è provocata da una stella molto calda, una rara gigante blu, che si trova proprio al centro dell'ammasso gassoso, che ha un diametro di 30 anni luce.
© Jean-Charles Cuillandre (Canada-France-Hawaii Telescope (CFHT)) e Giovanni Anselmi (Coelum)
Questa specie di sigaretta celeste è paradossalmente formata da particolari “fumate” cosmiche. Proprio come il fumo della sigaretta questa nebulosa è formata da una combustione. E sembra che la nebulosa sia composta dalle molecole di carbone che questo processo produce, le cosiddette PAH (Polycyclic aromatic hydrocarbon). Queste molecole - presenti anche nella nostra galassia - sono qui prodotte probabilmente da una vicina “fucina” di stelle, che spinge fuori un’immensa nube di polvere grande circa 20.000 anni luce.
© C. Engelbracht (Steward Obs.), JPL, Caltech, Nasa
Secondo gli psicologi, l’abitudine a vedere figure dappertutto, come per esempio nelle pietre o nelle nuvole (guarda anche la nostra fotogallery su "Le facce di pietra") nasce da un’esigenza precisa: dare ad alcuni elementi del paesaggio una forma conosciuta.
Un’abilità che in termini evolutivi abbiamo sviluppato per localizzare velocemente eventuali nemici che potrebbero mimetizzarsi nel paesaggio.
Ma cosa si potrebbe nascondere in questa porzione di cielo? Un pacman!
Sì perché così è stata soprannominata questa nube di gas e polvere: Nebulosa Pacman.
© Steve Cannistra (StarryWonders)
I tentacoli di questa Nebulosa Medusa (IC 443) sono “disegnati” da diverse emissioni gassose, avanzi di una stella esplosa non proprio vicino, a 5.000 anni luce. All’interno di questa particolare nube di gas si trova una vera rarità: una stella a neutroni.
Un tipo di stella caldissima (anche 10 milioni di gradi) molto difficile da osservare (la prima è stata scoperta negli anni ’60) perché sono necessari strumenti molto particolari come i radiotelescopi. Quella che si trova in questa massa gassosa non è solo rara ma anche “antica”. L’astro si sarebbe formato, infatti, da una stella collassata circa 30.000 anni fa.
© Johannes Schedler (Panther Observatory)
Oltre a essere molto fantasiosa, questa nebulosa che è la più vicina al sistema solare (tra i 150 e i 450 anni luce) si chiama Nebulosa a Elica, è una delle più estese tra quelle conosciute ed è grande circa la metà della Luna. Nonostante sia “vicina” per osservarla occorrono strumenti sofisticati a causa delle sue dimensioni, poiché la luce risulta distribuita su una superficie molto vasta che i normali telescopi non riescono a catturare.
L’alone di polvere che la circonda si è formato migliaia di anni fa per gli scienziati rappresenta lo stadio finale dell’evoluzione di una stella.
© Nasa, JPL-Caltech, Kate Su (Steward Obs, U. Arizona)
Diecimila anni fa, secondo gli astronomi, una nuova luce potrebbe essere improvvisamente apparsa nel cielo notturno, per poi sbiadire dopo poche settimane. Oggi sappiamo che quella luce molto probabilmente è stata provocata dall'esplosione di una stella. E quel che è rimasto del fenomeno è la nebulosa NGC 6960, meglio conosciuta come la Nebulosa della Scopa della Strega. E forse guardandola se ne può capire il perché.
© T. A. Rector (U. Alaska), WIYN, NOAO, AURA, NSF
Le nubi scure formano il muso e il becco mentre due stelle brillanti ci mettono gli occhi. È il pellicano cosmico, conosciuto anche come IC 5070.
Questa è una delle nebulose più studiate perché è molto attiva. Le sue “occupazioni” principali sono la formazione di stelle e quella di nubi di gas. La luce che proviene dalle giovani stelle trasforma i gas freddi in caldi.
Altre curiose foto di strani oggetti celesti nella fotogallery “Il cielo in un computer”.
Stelle che esplodono, venti stellari e formazione di nuove stelle, sono sempre le stelle la parte più attiva nella creazione di strane figure dalle forme più varie e dalle diverse dimensioni. Gli astronomi credono sempre di vederci qualcosa, ma non è detto che tutti ci vedano le stesse cose. Non vi sveliamo cosa hanno visto gli scienziati in questa nebulosa e vi chiediamo di dirci la vostra idea. Per dire la tua clicca qui.
© S. Carey (Caltech), JPL-Caltech, NASA
Vicino alla "coda" della costellazione dello Scorpione, a 4300 anni luce da noi, si nasconde una gemma preziosa. Il suo nome è RCW 120 ed è una nebulosa di color verde brillante scolpita e illuminata da una coppia di stelle giganti estremamente calde, massive e luminose, appartenenti alla classe spettrale "O" (la massima). A identificarla è stata la "vista" a infrarossi del telescopio spaziale Spitzer. La spettacolare bolla di gas è un evento tutt'altro che raro nelle profondità del cosmo: guardate nell'angolo in basso a destra nella foto e vedrete due piccoli oggetti di color verde-rosso che probabilmente vantano origini simili.
Foto: © Photo courtesy NASA/JPL-Caltech/GLIMPSE-MIPSGAL Teams
È una delle stelle più appariscenti della nostra galassia, circa 100 volte più massiva del Sole e almeno un milione di volte più luminosa. Eppure Eta Carinae, la stella ipergigante blu ben visibile nella parte centrale alta della foto, rischierebbe di sentirsi sola nei meandri polverosi della regione che la ospita (la Nebulosa Carina). Fortunatamente un'attenta analisi dell'area celeste basato su osservazioni ai raggi X e agli infrarossi ha rivelato la presenza, intorno alla super-stella, di altri astri particolarmente massivi, nascosti nei punti oscurati dalle polveri cosmiche (in rosso nella foto). Data la presenza imponente di stelle massicce, gli esperti stimano che la Nebulosa Carina farà da teatro al doppio di supernove rispetto a quanto ipotizzato prima d'ora.
Foto: © Foto courtesy NASA/JPL-Caltech/M. Povich (Penn State Univ.)
Con tutto il bagliore proveniente dalle stelle nella costellazione di Orione, un bel paio di occhiali da Sole - anzi, in questo caso, da stelle - è proprio quello che ci vuole. In effetti Messier 78, così si chiama l'oggetto spaziale fotografato da Spitzer, ricorda nella forma proprio una coppia di lenti colorate. Ciascuna di queste due nebulose è in realtà uno squarcio di luce all'interno di scure nubi di polveri stellari. In ognuna di esse riposano gruppi di giovani stelle, e una striscia di astri nuovi di zecca è visibile anche sopra alla "lente" alla nostra destra. Invecchiando, ciascuna di quelle stelle potrebbe formare il proprio guscio di gas, e trasformare il quadretto nel ritratto di un mostro dalle decine di occhi.
Foto: © Photo courtesy NASA/JPL-Caltech
Con un po' di fantasia, negli oggetti celesti fotografati dai telescopi spaziali ci si può vedere di tutto (balene, topi, pellicani e gestacci in questa selezione). Nel "pilastro" di polveri stellari della foto, alcuni astrofili riconoscono la sagoma di una gigantesca fata cosmica (a voi cosa sembra?). Nell'immagine catturata da Hubble è ritratta la Nebulosa Aquila o M16, una nebulosa a emissione associata a un giovane ammasso aperto di stelle. Le potenti radiazioni stellari sono riuscite a scolpire suggestive torri di gas e detriti: questa, per esempio, è alta 10 anni luce ed emette radiazioni più roventi del fuoco. Altre belle foto di nebulose (guarda)
Foto: © Image credit: The Hubble Heritage Team, (STScI/AURA), ESA, NASA
Alcune foto di spazio "catturano", per una serie di fortunate coincidenze, molto più di quanto non fosse nelle intenzioni iniziale. Prendete, per esempio, questa foto della Nebulosa Girino (IC410), situata a 12 mila anni luce dalla Terra. Mentre l'osservatorio spaziale della NASA WISE (Wide Field Infrared Explorer) la ritraeva in diverse lunghezze d'onda, ha accidentalmente immortalato anche il passaggio di due asteroidi del nostro Sistema Solare. Il primo, chiamato 1719 Jens e scoperto nel 1950, è visibile sotto forma di una serie di puntini luminosi mentre attraversa la zona centrale della foto (al confine tra la regione verde in alto, e quella arancione). Ma non è tutto. Un altro asteroide, non visibile nello scatto, è stato colto dal telescopio, insieme a due satelliti orbitanti che hanno lasciato sottili "scie" verdi in alto, nei pressi della regione. La Nebulosa Girino è un'incubatrice di giovani stelle ed è chiamata così a causa di due curiose figure di gas e polveri stellari scolpite dalle radiazioni degli astri nascenti, a forma di girini (visibili con la loro "coda" giallo acceso al centro della foto). Altre belle foto di nebulose (guarda)
Foto: © NASA/JPL-Caltech/UCLA
Sprigionano grandi quantità di energia nella nostra galassia, ma rimangono pressoché inesplorate e sconosciute agli occhi degli astronomi. Le stelle molto massive sono solitamente difficili da individuare perché lontane e spesso oscurate da nubi di polveri e gas cosmici. Fortunatamente gli astri dell'ammasso NGC 281, anche conosciuto come Nebulosa Pacman, fanno eccezione. Situati a 9200 anni luce dalla Terra, si trovano anche a 1000 sopra il piano della Via Lattea, una caratteristica che permette agli esperti di osservarle senza impedimenti o ostacoli intermedi. La Nebulosa Pacman è chiamata così perché nelle immagini ottiche la "bocca" del Pacman risalta nei colori più scuri, a causa dell'oscuramento causato dalle polveri della nebulosa. In questa immagine agli infrarossi di Spitzer, le fauci del mostriciattolo brillano nei colori più chiari.
Altre spettacolari illusioni celesti (guarda)
Foto: © X-ray: NASA/CXC/CfA/S.Wolk; IR: NASA/JPL/CfA/S.Wolk
C'è chi nasce e chi muore. Anche all'interno della Nebulosa Eta Carinae, una delle più note regioni di formazione stellare della Via Lattea, situata a 7500 anni luce dalla Terra. Osservando quest'area attraverso i raggi X, il telescopio spaziale Chandra vi ha individuato più di 14 mila stelle, e non solo. In questa nursery stellare, dove le nascite di nuovi astri sono all'ordine del giorno, non mancano i processi autodistruttivi che portano alla morte di altre stelle. Il deficit di sorgenti di raggi X in una particolare area della nebulosa, l'ammasso stellare Trumpler 15, suggerisce che alcuni degli astri massivi un tempo presenti nella regione siano esplosi in supernove. Inoltre, Chandra ha individuato sei potenziali stelle di neutroni, densi nuclei sovente lasciati dopo un'esplosione stellare. Precedenti osservazioni ne avevano identificata solo una, segno che l'attività delle supernove all'interno della nebulosa è in espansione.
Altre spettacolari foto di nebulose (guarda)
Foto: © Image Credit: NASA/CXC/Penn State/L. Townsley et al.
Vola a 2 mila anni luce da noi nella costellazione del Cigno questa farfalla dalle ali d'oro, meglio nota agli esperti come Sharpless 106 Nebula (S106). La spettacolare figura celeste è originata dal materiale emesso da una stella massiva nata circa 100 mila anni fa e denominata IRS4. Un grande disco di polveri scure e gas visibile in rosso scuro al centro della foto ridisegna la nebulosa dandole la forma di un'imponente clessidra, o di un lepidottero che batte le ali. Il gas di S106 vicino alla stella si comporta come una nebulosa a emissione ed emette luce dopo essere stato ionizzato. Le polveri lontane dall'astro riflettono invece la luce della stella centrale e si comportano come una nebulosa a riflessione.
Un ombrello, una balena e persino un gestaccio: guarda altre illusioni celesti
Foto: © Photo credit: Grantecan S. A., Instituto de Astrofísica de Canarias- Daniel López
Guardate attentamente questa regione di formazione stellare (nonché nebulosa a riflessione) situata a 3 mila anni luce da noi nella costellazione di Cefeo. Il nostro Sole potrebbe essersi formato in una simile nursery stellare circa 5 miliardi di anni fa. La nebulosa chiamata NGC 7129, contiene stelle ancora molto giovani, formatesi un milione di anni fa e piuttosto energetiche. Le macchie rosa in alto e in basso nella foto sono infatti il risultato di nubi di idrogeno reso brillante da getti di gas eiettati dalle giovani stelle. Questi "schizzi" di materiale stellare sono chiamati oggetti di Herbig-Haro, dai nomi dei due primi astronomi che studiarono il fenomeno.
Fotografata da Spitzer la nebulosa assume una forma particolare: guarda
Altre spettacolari nebulose celesti
Foto: © T. A. Rector/University of Alaska Anchorage, H. Schweiker/WIYN and NOAO/AURA/NSF
Osservandole con un po' di fantasia si ha quasi l'impressione di due immensi gelati cosmici sul punto di sciogliersi. In realtà queste nebulose (IC 59, a sinistra e IC 63, sulla destra, entrambe nella costellazione di Cassiopea) non si stanno sciogliendo, ma lentamente dissipando per effetto della radiazione ultravioletta ionizzante proveniente da una vicina stella, tra le più luminose del cielo, chiamata Gamma Cassiopeiae. L'astro si trova a circa 3-4 anni luce di distanza dalle nebulose, idealmente appena fuori dall'angolo in alto a destra della foto. Poiché più vicina alla stella, IC 63 appare colorata di un bagliore rosa dovuto alla combinazione dell'idrogeno ionizzato con gli elettroni. IC 59, più lontana, è più bluastra, per effetto delle polveri cosmiche che riflettono la luce stellare.
Altre spettacolari foto di nebulose
Foto: © Photo credit: Ken Crawford (Rancho Del Sol Obs.), http://www.imagingdeepsky.com/