La nube radioattiva prodotta dall’esplosione e dall’incendio di uno dei reattori della centrale nucleare di Cernobyl (Ucraina) si estese in gran parte dell’Europa centro-settentrionale perché spinta dalle correnti aeree. In Italia e in tutti i Paesi raggiunti dalla nube tossica la ricaduta al suolo di materiale radioattivo fu causata dalla forza di gravità e dalle piogge. L’incidente avvenne il 26 aprile 1986. Ha provocato per ora più di 4000 morti. Un bilancio completo è però prematuro perché a essi si aggiungono via via le persone malate. Nel raggio di 30 chilometri furono evacuati 116 mila abitanti, un quinto dei quali aveva assorbito dosi di radioattività tali da indurre patologie gravi. Inoltre nel raggio di 60 chilometri furono adottate misure di controllo delle condizioni del suolo, della vegetazione, degli edifici e delle acque. Inizialmente il governo sovietico cercò di tenere la notizia segreta, ma il 28 aprile una stazione di monitoraggio svedese riportava livelli di radioattività trasportata dal vento incredibilmente alti, tali da rendere necessaria una spiegazione e il governo fu costretto ad ammettere l’incidente.