Storia

La storia della Corea (del Nord e del Sud)

Della Corea abbiamo ben presenti le minacce nucleari lanciate dal Nord e la vivacità economica del Sud. Ma i due Paesi, oggi così lontani ma in riavvicinamento, hanno avuto una gloriosa storia comune e millenaria. E una guerra per la riunificazione che ha fatto milioni di morti.

La Corea del Nord e quella del Sud hanno riaperto il dialogo dopo decenni di stato di guerra. Ma che cosa c’è dietro a queste divisioni? E che cos’era la Corea prima di essere smembrata, dopo la Seconda guerra mondiale, in un Nord isolato e povero e in un Sud ricco e all’avanguardia?

«Il comune uomo della strada pensa alla Cina e gli vengono in mente le porcellane, la Grande Muraglia e il kung-fu, pensa al Giappone e gli vengono in mente le geishe, i samurai e la cerimonia del tè, pensa alla Corea e non gli viene in mente assolutamente nulla se non, forse, il ricordo confuso di un lontano conflitto e di una divisione»: così Maurizio Riotto nella sua Storia della Corea (Bompiani) inquadra l’ignoranza che circonda il Paese.

Un muro da Guerra fredda. Cominciamo, dunque, proprio da quando fu innalzato il simbolico muro che creò le due Coree. Era il 1945: la Seconda guerra mondiale era appena terminata e il Giappone – che dal 1910 aveva annesso la Corea – ne era uscito sconfitto.

La Corea fu divisa in due aree di occupazione, russa e americana, all’altezza del 38° parallelo. Una commissione bilaterale avrebbe dovuto costituire un governo provvisorio per la riunificazione della penisola; governo che non si fece mai. Le elezioni si tennero nella sola Corea del Sud, sotto la supervisione dell’Onu: il 12 dicembre 1948, nel Sud, Syngman Rhee divenne presidente della Repubblica di Corea. Contemporaneamente al Nord sorse la Repubblica Democratica Popolare di Corea, retta da un governo comunista presieduto da Kim Il-sung.

Tre anni di guerra senza esito. Entrambi i regimi si sentirono legittimati a promuovere la riunificazione. Ne scaturì una guerra durissima tra il Nord (appoggiato da russi e cinesi) e il Sud (difeso dagli americani sotto l’egida dell’Onu). Un fronte caldissimo in piena Guerra fredda.

Dopo alcune scaramucce lungo il confine, il 25 giugno 1950 cinque divisioni dell’esercito del Nord, organizzato e rifornito dall’Urss, oltrepassarono la frontiera. L’esercito sud-coreano, mal addestrato ed equipaggiato, venne rapidamente sconfitto e la stessa capitale Seoul fu occupata dai nord-coreani.

Gli Stati Uniti videro in questa prova di forza l’espressione della volontà sovietica di espandersi in tutto il Sudest asiatico. Su mandato dell’Onu, a cui la Corea del Sud era subito ricorsa, a luglio sbarcarono sulla penisola i primi contingenti della forza multinazionale (formata in gran parte da americani) guidata dal generale Douglas MacArthur.

L’operazione era stata approvata durante l’assenza dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del rappresentate sovietico, che aveva abbandonato la seduta per protesta contro l’assegnazione del seggio permanente cinese nel Consiglio stesso al governo di Taiwan anziché alla Repubblica popolare di Mao.

Corea, agosto 1950: una colonna di soldati americani incrocia alcuni sfollati in fuga.

Tutti in campo. L’esercito guidato dagli statunitensi si mosse verso nord in settembre, sbarcando a Incheon, direttamente dietro le linee nord-coreane. In poco tempo le truppe occidentali respinsero l’invasore, tagliandogli i rifornimenti e risalendo velocemente verso il confine. Giunto lì, MacArthur decise di invadere a sua volta lo Stato del Nord, superando il 38° parallelo.

A novembre le truppe si erano spinte, per volontà del generale e contro le disposizioni dello stesso governo americano, fino a pochi chilometri dal confine con la Cina. Fu allora che anche il Paese di Mao intervenne nel conflitto: oltre 100 mila uomini furono inviati in Corea e, con il loro appoggio, il Nord oltrepassò di nuovo la frontiera con il Sud.

Minaccia atomica. A questo punto il presidente americano Harry Truman decise di discostarsi dalle scelte del generale MacArthur, che aveva più volte preso in considerazione (e minacciato) il ricorso all’arma atomica. Dopo aver sostituito il militare, nell’aprile del 1951, con il comandante Matthew Ridgway, Truman aprì finalmente le trattative con la Corea del Nord, spinto anche dalla sempre più forte pressione internazionale e dell’opinione pubblica per una soluzione pacifica della crisi. La guerra tra i due Stati confinanti era infatti già costata 3 milioni di morti, tra militari e – soprattutto – civili.

metropolitana di Pyongyang, i cui lavori sono iniziati nel 1965, è la più profonda del mondo (110 metri nel sottosuolo): può essere usata come rifugio antiaereo.

Separati in casa. I colloqui di pace iniziarono il 10 luglio. Due anni dopo, il 27 luglio 1953, la fine dei negoziati sancirà il ritorno alla situazione precedente il conflitto, con il confine stabilito sul 38° parallelo: la guerra di Corea terminava senza vincitori né vinti. Dopo l’armistizio si tentò di organizzare una conferenza internazionale per risolvere definitivamente la questione coreana. Ma i lavori si fermarono già al secondo giorno... Era la primavera del 1954 e, da allora, nulla è cambiato nei rapporti tra i due Paesi.

Affari di famiglia. Il regime di Pyongyang è rimasto nelle mani della famiglia Kim. Il padre della patria Kim Il-Sung, il “Grande Leader”, eroe della resistenza anti-nipponica durante la Seconda guerra mondiale, creatore dell’ideologia del Juche (autosufficienza) è rimasto al potere dal 1948 al 1994.

Alla sua morte, gli è succeduto il figlio Kim Jong-Il, il “Caro Leader”, che ha ulteriormente sviluppato il programma nucleare del padre. Dal 2011 è al potere il suo terzogenito Kim Jong-Un, il “Brillante Compagno” o “Supremo Leader”.

Formalmente il Paese ancora in guerra con la Corea del Sud ed è uno dei più militarizzati del mondo, con un esercito di oltre un milione di soldati, anche se resta un mistero la reale entità del suo potenziale bellico.

Dalle origini mitiche ai Tre regni. Eppure la Corea è ancora per certi aspetti una nazione unita: la popolazione, al Nord come al Sud, si considera coreana tout-court, così come usa una stessa scrittura, quella Hangul.

La Corea infatti ha una data di nascita: secondo il mito sarebbe il 2333 a.C., quando il suo primo re, il semileggendario Tan’gun, nacque dall’unione tra un dio e un’orsa trasformata in donna.

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Le tracce archeologiche del più antico regno – quello di Gojoseon – risalgono al II millennio a.C.: una fase turbolenta, fra scontri tribali e invasioni che si concluse con il “periodo dei Tre regni”.

A Nord il regno di Koguryo (37 a.C.-668 d.C.) e, più a Sud, quello di Paekche (18 a.C.-660 d.C.) e di Silla (57 a.C.-935 d.C.) fecero splendere la Corea al punto da esercitare una forte influenza culturale persino sul Giappone.

Nel 668 d.C. lo Stato di Silla sottomise gli altri regni e unificò le tribù, governandole per i tre secoli successivi. In questo periodo fiorirono le arti, i commerci e la cultura. Si impose anche una sola lingua per tutti i coreani. E fu un periodo di pace, anche con la Cina, il tradizionale nemico dei coreani.

Quando arrivò il Giappone. L’ultimo re di Silla si arrese nel 936 alle pressioni di una nuova dinastia in grande spolvero, quella di Koryo, che governò all’insegna della continuità. Ma la Corea doveva sempre tenere a bada le mire della Cina e dei Mongoli che minacciarono il Paese fino alla metà del XIV secolo. La successiva dinastia Joseon riprese le redini del Paese fortificando i confini a Nord e scoraggiando gli invasori. Governò per cinque secoli, dal 1392 al 1910.

A fine ’800 però la Corea era di nuovo nel mirino di Cina, Russia e Giappone: la spuntò quest’ultimo che nel 1905 ottenne un protettorato, proseguito fino all’annessione del 1910.

Questo articolo è una rielaborazione - adattata e aggiornata - di alcuni articoli a cura di Anita Rubini e Matteo Liberti pubblicati negli anni passati su Focus Storia.

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27 aprile 2018
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