Curiosità

Un mutuo per allattare il bimbo

Il latte in polvere costa in Italia il doppio che negli altri Paesi europei. Colpa di un cartello tra i produttori e di strategie di marketing da Far west. La nostra inchiesta.

Un mutuo per allattare il bimbo
Il latte in polvere costa in Italia il doppio che negli altri Paesi europei. Colpa di un cartello tra i produttori e di strategie di marketing da Far west. La nostra inchiesta.

Una poppata, due euro.Il prezzo del latte in polvere in Italia è il doppio di quello del resto d'Europa.
Una poppata, due euro.
Il prezzo del latte in polvere in Italia è il doppio di quello del resto d'Europa.

In Italia, allattare il proprio bambino con metodi artificiali può risultare un'impresa molto impegnativa. O quanto meno costosa, dato che si può arrivare a spendere più di 1000 euro in sei mesi. Un chilo di latte in polvere, necessario per una settimana di poppate, costa infatti circa 40 euro. La situazione, però, è ben diversa nel resto d'Europa, dove le stesse marche costano anche 16 euro al kg, con piccole differenze di prezzo tra Spagna, Germania e Gran Bretagna e Francia. Le mamme italiane si sono perciò organizzate in associazioni per comprare il latte all'estero. Come avviene a Milano, dove la G.A.S. LatteMiele, con il patrocinio del Comune di Milano, vende latte in polvere delle marche più famose alla metà del loro prezzo originario.

Perché tanta differenza? Il latte tedesco non è molto dissimile da quello italiano, come ha accertato il dott. Luigi Colombini, direttore dei laboratori Neotron. Nonostante l'aggiunta di alcuni ingredienti, la loro composizione si equivale. La qualità dei prodotti non giustifica quindi una disparità di prezzo così elevata. Inoltre, nel nostro paese un litro di latte costa alla stalla 33 centesimi. Ma prima di arrivare al biberon del piccolo si "impreziosisce" 16 volte più del suo valore originario, arrivando anche a 5 euro. Quali sono i motivi di un aumento così vertiginoso? Poco chiari e nobili, come ha accertato il garante della concorrenza e del mercato che - nel marzo 2000 - ha condannato i principali produttori di latte a una sanzione di 6 miliardi di lire per aver stretto un cosiddetto "cartello di mercato", volto a far lievitare i prezzi rispetto alla media europea.

Cos'è un cartello?
Con quest'intesa illecita, le aziende si accordano per mantenere alti i prezzi e scongiurare il calo dei prezzi dovuto alla concorrenza e al libero mercato.
L'inchiesta dell'Autorità aveva accertato che non solo le aziende produttrici di latte in polvere avevano deciso di non abbassare i prezzi entro un certo limite. Inoltre avevano cercato di assicurare la stabilità delle rendite elevate con ulteriori tattiche: impedire alla grande distribuzione la possibilità di mettere in commercio i prodotti, assicurando questo privilegio esclusivamente al canale farmaceutico; ostacolare l'esportazione parallela dall'estero; rifornire gli ospedali di campioni gratuiti con cui dare inizio alla nutrizione artificiale dei bambini. Quest'ultimo è un metodo indiretto per promuovere il latte in polvere nelle strutture ospedaliere. Le mamme si fidano di quanto gli è stato "regalato" da medici e infermieri e, una volta a casa, continuano ad acquistare lo stesso prodotto. La distribuzione gratuita a medici o genitori di prodotti che possano distogliere dal metodo più efficace di allattamento, quello naturale, è però proibita a livello internazionale. Com'è proibita anche la stessa pubblicità di latte in polvere.

La parola alla difesa.
Le aziende produttrici lamentano che proprio a causa di questi divieti sono costretti a rinunciare una grossa fonte di guadagni, derivanti proprio dalla pubblicità. Giustificano in questo modo il prezzo elevato, sottolineando altri costi che gravano sulle loro spalle: aggiornamenti per i pediatri e rappresentanti e la bassa richiesta, perché le mamme italiane sono seconde, dopo quelle scandinave, a scegliere l'allattamento naturale.
Negli ultimi mesi, a seguito di molte proteste, l'Autorità ha aperto un'inchiesta avvalendosi della collaborazione di esperti antitrust di altri paesi della Comunità europea. Il procedimento si concluderà entro la fine di giugno 2005.

(Notizia aggiornata al 31 agosto 2004)

30 agosto 2004
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