Che la nostra attenzione di pedoni mentre armeggiamo con lo smartphone fosse ai minimi storici, già lo sapevamo: chi non si fa violenza per metterlo in tasca almeno quando attraversa al semaforo? Ora però il potere distraente del cellulare mentre si cammina emerge nel dettaglio, grazie a uno studio che si è concentrato su questo aspetto della sicurezza stradale.
Come ubriachi. Matthew Timmis, ricercatore dell'Anglia Ruskin University di Chelmsford (Gran Bretagna), ha pensato di far luce sul tema dopo aver visto una persona che camminava oscillando lentamente nelle prime ore del mattino. Era un po' presto perché fosse brilla: osservandola, è emerso che stava scrivendo al cellulare.
La prova. Timmis e colleghi hanno dotato 21 volontari di un sistema di eye tracking e di sensori di movimento per capire come riuscissero a evitare due ostacoli posizionati su un tracciato di 5,6 metri mentre erano impegnati a scrivere o leggere un messaggio, oppure in una chiamata.
Al rallentatore. I soggetti hanno adottato un passo più cauto e guardingo rispetto alla camminata normale. Chi stava scrivendo ha compiuto falcate più corte del 38% con entrambi i piedi e alzato la gamba del 18% in più per affrontare il gradino. Il tragitto ha subìto più deviazioni risultando, alla fine, più lungo del 118% per chi scriveva e camminava.
Dove mi trovo? Anche lo sguardo all'ambiente circostante è parso diverso, e non solo per chi chattava: i volontari impegnati in una conversazione si sono focalizzati su particolari irrilevanti nei dintorni, mentre chi era libero dal cellulare si è concentrato sul gradino il 60% in più delle volte.
I rischi. Per i ricercatori quella adottata dai pedoni al telefono è una strategia di sicurezza che riduce l'impegno richiesto alla memoria di lavoro (quella che presiede all'esecuzione di diversi compiti nello stesso momento). In questo modo si liberano risorse per usare il telefono, ma si diviene più vulnerabili a incidenti in caso di un evento improvviso, come il passaggio di un altro pedone.