Siamo di nuovo a quel momento dell'anno: quello dei pranzi infiniti, delle sorprese ai propri cari, dell'ansia da preparativi... Qualunque sia la vostra visione del Natale, non è una ricorrenza che passa senza lasciare traccia. Qui sotto, cinque modi in cui questa festa agisce sul cervello.
Lo spirito natalizio. L'euforia e la gioia che circondano il Natale agiscono sui neurotrasmettitori che regolano il nostro stato di benessere, come dopamina e serotonina. La prima è implicata nel circuito della ricompensa e nella ricerca di stimoli piacevoli; la seconda amplifica i nostri sentimenti di appartenenza e di cura verso ciò che conta. Inoltre nelle persone che festeggiano attivamente il Natale è stato osservato un incremento di attività cerebrale in aree implicate con la spiritualità e il riconoscimento delle emozioni dalle espressioni facciali.
Stress. Diciamoci la verità: l'idillio festivo è sempre preceduto da una folle corsa ad acquisti e preparativi. Queste attività prenatalizie innescano una risposta fisiologica nell'organismo, con il rilascio di adrenalina e cortisolo. Il secondo, l'ormone dello stress, esercita una profonda attività sull'ippocampo, con il rischio che la memoria faccia cilecca, e una minore abilità nel multitasking.
Generosità. L'altruismo legato al pensare, acquistare e impacchettare i doni per i parenti innesca un circolo positivo che appaga della fatica, riduce lo stress e incoraggia a donare di nuovo. Una bella ricompensa all'esborso di denaro che vi è costato quel regalo.
Famiglia. Non c'è Natale senza un pranzo, o una cena attorno a un tavolo con i parenti più stretti. Quella sensazione di calore associata a questi momenti è dovuta in parte all'ossitocina, l'ormone dell'amore che regola l'istinto materno, la capacità di rinsaldare legami amicali e familiari, e che stimola la fiducia.
Indigestioni. Esagerare con il cibo nel modo tipico delle festività di fine anno attiva un legame tra l'ipotalamo e il sistema immunitario. Quella sgradevole sensazione che proviamo dopo aver mangiato troppo è legata a un'attivazione dell'organismo riconducibile a un debole stato infiammatorio. Se accade una volta non succede nulla, ma prolungati eccessi a tavola possono cronicizzare questa infiammazione, e portare, per esempio, all'insorgenza di diabete di tipo 2 o patologie cardiache.