Un tempo, la vasta regione che va dalla Nigeria al Senegal, passando per il Benin, il Burkina Faso, la Costa d'Avorio e altri sei Paesi, era il regno del leone dell'Africa occidentale che, strettamente imparentato con quello che popola il resto del continente, è tuttavia geneticamente distinto da esso e ha caratteristiche sue peculiari. Oggi, secondo uno studio pubblicato su Plos One, questo grande felino, chiamato anche leone del Senegal, sopravvive con certezza in appena quattro zone e l'intera popolazione è ridotta a 400 esemplari, con soltanto 250 adulti e in età riproduttiva. Si tratta di un risultato inatteso, definito «scioccante» dagli stessi autori del censimento, che certo non si attendevano una situazione così disastrosa quando, nel 2006, iniziarono a mappare la presenza del leone nelle 21 zone dell'Africa occidentale nelle quali si pensava fosse ancora presente.
Ci sono anche i cuccioli
Dei 400 esemplari sopravvissuti, ben 350 si trovano al confine fra Benin e Burkina Faso, mentre le altre aree in cui è stata documentata la presenza del mammifero hanno un numero di animali molto inferiore. L'unica nota positiva è che in tutte e quattro le zone sono stati osservati anche dei cuccioli: segno che, nonostante tutto, i leoni sono comunque ancora in grado di trovarsi fra loro e riprodursi.
Sforzi internazionali
Secondo gli autori dello studio, a mettere a rischio la popolazione è stato l'uomo, che ha distrutto l'habitat del leone riconvertendolo in pascoli e campi da coltivare, e che ha anche dato attivamente la caccia a questo animale che metteva in pericolo gli allevamenti. In una zona del mondo così povera, non ci si può aspettare che i Paesi trovino da soli i fondi e le risorse che sarebbero necessari per proteggere gli esemplari rimasti e favorire il ripopolamento. Gli esperti si augurano quindi un impegno maggiore da parte delle organizzazioni internazionali che si occupano di conservazione della natura.