Animali

Perché si dice fare figli come conigli?

Le parole di Papa Francesco su conigli e figli hanno acceso il dibattito su natalità, demografia e paternità responsabile. Ma perché si dice fare figli come conigli? Perché il coniglio è il simbolo della fertilità?

Sull'aereo che lo riportava a casa dopo un viaggio nelle Filippine, Papa Francesco ha parlato a braccio con i giornalisti e - in un passaggio (vedi originale) ha detto «Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh? – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No. Paternità responsabile». Ma da dove arriva il modo di dire "fare figli come conigli"? Corrisponde al vero?

Fatti per figliare. La strategia riproduttiva dei conigli è di tipo “r” (riproduzione indefinita), come quella delle lepri (che fanno parte della stessa famiglia dei conigli), dei pesci, dei rettili e dei batteri.

Quella dell’uomo, e di altri grandi animali, è invece di tipo “K” (riproduzione limitata da una variabile definita). La strategia “K” prevede un numero limitato di figli, e un grande impegno per crescerli e proteggerli. Applicare la strategia “r” invece significa mettere al mondo quanti più cuccioli possibile, indipendententemente dalle loro reali possibilità di sopravvivenza. Ne moriranno tanti, ma qualcuno ce la farà. Così il coniglio femmina partorisce fino a 14 cuccioli a ogni parto, e in un anno i parti possono arrivare a cinque.

Doppio utero. Come riesce a sostenere questo ritmo elevato? Ha due uteri. Se uno dei due è impegnato, durante gli accoppiamenti, che vengono effettuati mentre è ancora in corso una gravidanza, l’ovulo fecondato si insedia in quello ancora disponibile. Ma può capitare che siano entrambi occupati. Se è così, durante il secondo accoppiamento l’ovulo, liberato dalle ovaie grazie ai movimenti effettuati durante l’amplesso, incontra una parte degli spermatozoi del primo accoppiamento, conservati a monte dei feti in via di sviluppo. E una seconda gravidanza inizia quando la prima non è ancora terminata.

In più il coniglio femmina inizia a essere feconda in giovane età, si riproduce per otto mesi all’anno (non si accoppiano soltanto in inverno), e ha gravidanze brevi, di circa 30 giorni.

Sesso come lepri. I conigli fanno parte della famiglia dei Leporidi a cui appartengono le lepri che per molti versi sono molto simili. E anche per le lepri il sesso non è cosa da poco. Nei numerosi periodi degli amori che si verificano durate l’anno, e in particolare in quello che coincide con l’inizio della primavera, il comportamento dei maschi viene completamente stravolto. Gli animali corrono come pazzi, combattono fra loro a morsi e spintoni, e strofinano in continuazione il muso sul terreno. Sotto il mento hanno infatti delle ghiandole che emettono una secrezione odorosa, una sorta di carta di identità che, come la sostanza emessa da altre ghiandole genitali, serve sia a mettere in allerta gli altri maschi, sia a comunicare alla femmina la propria disponibilità.

Tanto sesso... e violento. Quando il maschio ha finito i combattimenti, e finalmente incontra la femmina, è lei che inizia a picchiarlo, colpendolo con le zampe sul muso. Ha inizio così un lungo rituale di corteggiamento, che pare abbia lo scopo di permettere la liberazione contemporanea degli ovuli che dovranno essere fecondati. Quando tutto è pronto, la femmina agita ininterrottamente la coda, e al tramonto o di notte, ha inizio l’accoppiamento.

Papa Francesco parla ai giornalisti sull'aereo al rientro da Manila. © Reuters

Le parole del Papa. Pochi giorni dopo la dichiarazione, Papa Francesco è tornato sull'argomento del numero dei figli, durante l'udienza del 21 gennaio. Ecco che cosa ha detto - tra le altre cose e senza citare più i conigli: «Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio. Loro sanno che ogni figlio è una benedizione. Ho sentito dire da alcuni che le famiglie con molti figli e la nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà. Mi pare un’opinione semplicistica. Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il dio denaro; un sistema economico che esclude, esclude sempre: esclude i bambini, gli anziani, i giovani, senza lavoro … - e che crea la cultura dello scarto che viviamo. Ci siamo abituati a vedere persone scartate. Questo è il motivo principale della povertà, non le famiglie numerose».

21 gennaio 2015
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